Secondo Il Programma alimentare mondiale (WFP – Agenzia delle Nazioni Unite) il conflitto interno sta causando “la più spaventosa crisi alimentare al mondo”. Lo scontro tra fazioni militari e l’ingordigia di Paesi stranieri, sta spolpando il paese pezzo per pezzo, e generando migliaia di morti e milioni di sfollati.
Eraldo Rollando
30-05-2024
E’ una guerra oscurata dagli avvenimenti bellici in corso in Ucraina e Israele-Palestina che mettono la sordina alle numerose altre notizie di altrettanta estrema gravità: anche qui in Sudan c’è una guerra fantasma, appunto.
Cosa succede in Sudan?
In sintesi possiamo dire che due generali, ai massimi livelli dello Stato, dopo un lungo periodo di attrito, hanno deciso di farsi la guerra per prendere o tenere il governo del Paese.
Si fa spesso confusione tra Sudan e Sud Sudan, diciamo subito che non parliamo qui del Sud Sudan, ufficialmente Repubblica del Sudan del Sud, quella parte meridionale del Sudan “originario” che nel luglio 2011 divenne indipendente – dopo due guerre civili – e che, comunque, ancora oggi non si può considerare esente da turbolenze politico-militari.
Il 15 aprile 2023 l’ormai ex vicepresidente Mohamed Hamdan Dagalo, detto “Hemetti”, comandante di un’organizzazione paramilitare, le Forze di supporto rapido (Rsf ) del Paese, ha messo in atto una rivolta per allontanare il presidente e prendere possesso di Khartum. L’intervento delle truppe fedeli al presidente Abdel-Fattah al-Burhan ha dato il via ad una guerra civile che in dodici mesi, secondo Acled (Armed Conflict Location & Event Data Project) (1) , ha devastato la vita del Paese e generato più di 15mila morti, oltre a milioni di sfollati e di affamati.
Il Paese ha sofferto nel lontano passato e soffre nel periodo recente di un quasi perenne stato di belligeranza interna composta da continue lotte politiche e militari. In particolare, negli ultimi settant’anni si sono registrate due guerre civili (la terza è in corso), la rivolta del Darfur e quattro colpi di Stato che non hanno dato tregua alla popolazione.
Hemetti e al-Burhan non sono due angioletti. Nel 2019, a fronte di massicce proteste popolari che chiedevano le dimissioni dell’allora presidente Omar al-Bashir – anche lui arrivato al potere con un colpo di stato, seppure incruento -, decisero di disarcionarlo per assumere assieme il controllo del Paese.
Al-Bashir veniva accusato di essere stato il mandante del genocidio attuato nei confronti della popolazione non musulmana nel corso della rivolta per l’indipendenza del Darfur (2003-2008).
E’ singolare la posizione del generale Hemetti in quanto, all’epoca della rivolta del Darfur, al soldo del deposto dittatore islamista al-Bashir e al comando dei famigerati “janjawid”, ha seminato il terrore nella regione. Avrebbe dovuto essere il principale accusato di genocidio ma, rivoltandosi contro il suo ”padrino”, si è ripulito l’immagine anziché esserne coinvolto.
Da notare che la Forza di supporto rapido (Rsf ) del generale Hemetti trae le sue origini proprio dalla milizia Janjaweed, accusata di pulizia etnica.
Ma non è solo lo scontro per il potere tra generali a fare da combustibile a questa guerra, interessi economici, politici e militari di vari attori regionali e internazionali, tra i principali USA e Russia, giocano un ruolo per nulla secondario.
Oro
E l’oro è il vero centro della disputa. Gran parte della sua estrazione avviene attraverso attività minerarie non regolamentate e artigianali; in questi casi la commercializzazione rappresenta una fiorente via di arricchimento attraverso canali di contrabbando. Secondo il sito Africa, “ si stima che tra il 50 e l’80% dell’oro del Sudan venga contrabbandato fuori del Paese”.
Dati che vengono confermati dall’agenzia giornalistica AGI, che cita come fonte il giornale spagnolo El Pais.
E con l’oro troviamo il “deus ex machina”: il generale Hemetti, già con le mani in pasta durante la presidenza di Omar al-Bashir.
Ed è proprio sotto al-Bashir che compaiono in Sudan Yevgeny Prigozhin e la sua Compagnia Wagner per sostituire i militari occidentali nella lotta al terrorismo islamico.
Un’inchiesta condotta da Le Monde, in collaborazione con il Progetto di investigazione sulla corruzione e il crimine organizzato (Occrp) , aveva svelato i legami tra il gruppo Wagner e il Sudan: protezione in cambio dell’oro.
Lo stesso ministro degli esteri russo Lavrov, in una sua visita a Khartoum nel febbraio 2023, ha confermato che società minerarie di proprietà russa lavoravano “principalmente nel campo dello sviluppo della base di risorse minerarie”
A quanto riferisce HuffPost in un articolo del 18 aprile 2023 “Diversi giornalisti investigativi hanno fatto luce sul rapporto tra Meroe Gold Limited, una società mineraria sudanese fondata nel 2017 con il placet dell’allora presidente Omar Hassan Ahmad al-Bashir che le ha anche concesso di operare fuori dalla tutela legale della golden share, e la Wagner, che garantirebbe alla società servizi di consulenza e di sicurezza”.
Dopo la tragica morte di Prigozhin non si parla più di Wagner, il suo posto è stato preso dall’Africa Corps di Putin, ma l’attività rimane la stessa con lo stesso personale e gli stessi obiettivi.
Dove finisce l’oro del Sudan?
Fonti di stampa accreditano come maggiori destinatari la Russia e gli Emirati Arabi Uniti, nonché l’onnipresente generale Hemetti che sull’oro basa la sua forza per sconfiggere il rivale Abdel-Fattah al-Burhan (presidente in carica), con la possibilità concreta che diventi il nuovo uomo forte del Sudan.
Per quanto riguarda la Russia, in un servizio del 16 aprile 2023 HuffPost informa che “Wagner avrebbe contrabbandato centinaia di tonnellate d’oro fuori dal Paese … secondo fonti di intelligence Usa, almeno 16 voli russi di “contrabbando d’oro” sono partiti dal Sudan verso la Russia nell’ultimo anno (2022). È anche grazie a queste iniezioni d’oro sudanese se le riserve auree della Banca centrale russa sono in salute, consentendo al Cremlino di ammortizzare il peso delle sanzioni economiche e finanziarie imposte dall’Occidente.”
E a finanziare la guerra contro Kiev.
Gli Emirati, dal canto loro, smentiscono di ricevere oro di contrabbando.
Nonostante ciò, i dati del database Comtrade delle Nazioni Unite mostrano che la quota africana delle importazioni di oro di Dubai è salita dal 16% al 50% tra il 2006 e il 2016.
Mentre già nel 2020 la US Defense Intelligence Agency ha sostenuto che gli Emirati Arabi Uniti finanzierebbero le operazioni del gruppo Wagner.
In conclusione,
Siamo di fronte a un quadro desolante che, combinando risorse sottratte al Paese e una guerra che lo sta devastando, ci troviamo a segnalare, per adesso, più di 15mila morti, e milioni di sfollati e di affamati.
A un anno dall’inizio di questa guerra emergono particolari raccapriccianti: Il quotidiano inglese The Guardian, citando Human Rights Watch (HRW), riferisce «uno degli episodi peggiori della guerra civile in Sudan che si è verificato a giugno [2023 ], quando le RSF e i suoi alleati hanno attaccato un convoglio di civili lungo chilometri mentre le persone cercavano di lasciare El Geneina [capoluogo del Darfur].
Testimoni hanno riferito ai ricercatori di HRW che le RSF avevano inseguito, radunato e sparato a uomini, donne e bambini che correvano per le strade o tentavano di nuotare nel veloce fiume stagionale Kaja che attraversa la città. Molti sono annegati.
Un ragazzo di 17 anni ha descritto l’uccisione di 12 bambini e cinque adulti avvenuta il 15 giugno, dicendo: “Due forze della RSF… hanno preso i bambini dai loro genitori e, mentre i genitori cominciavano a urlare, altre due forze della RSF hanno sparato ai genitori, uccidendoli.
“Poi hanno ammassato i bambini e gli hanno sparato”, ha detto. “Hanno gettato i loro corpi nel fiume e dietro di loro i loro averi” ».
Atti di tale brutalità e barbarie risultano difficili da osservare e da commentare.
In una dichiarazione del 15 aprile dell’anno in corso il Segretario generale dell’ONU ha affermato che gli attacchi indiscriminati contro i civili in Sudan potrebbero costituire “crimini di guerra e crimini contro l’umanità “ e, riferendosi alle decine di migliaia di persone uccise e ai 18 milioni che soffrono di “fame acuta”, “Questo è più di un conflitto tra due parti in guerra. È una guerra intrapresa contro il popolo sudanese”.
Non c’è che dire: Pietà l’è morta (cfr canzone partigiana di Nuto Revelli – 1944) ma, fortunatamente, non sempre è vero.
Redenzione
In questo “disastro” non mancano esempi di abnegazione, resilienza e compassione tra gli stessi sfollati. Uno di questi è riportato dall’Associazione OXFAM che parla di Hekima Mousa 19 anni, una sfollata in fuga dalla guerra che, arrivata al sicuro si prende cura degli anziani giunti con lei: “Ho dovuto abbandonare la mia casa e i miei due figli dopo l’inizio della guerra. Abbiamo camminato per ore per raggiungere questo posto e, finalmente, siamo a Walgaa (in Sud Sudan). Siamo arrivati insieme a moltissimi anziani, che ad oggi sto aiutando nelle pulizie e in cucina.” dice Hekima.
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Note
Immagine d’apertura: Khartum sotto bombardamento (foto Today.it)
- Armed Conflict Location and Event Data Project (ACLED) è un’organizzazione non governativa non avente scopo di lucro statunitense specializzata nella collezione di dati, analisi e mappature dei conflitti nel mondo.(Wikipedia)
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