Al bando l’oro sporco del Brasile, l’Amazzonia festeggia

Sono in corso passi avanti nel contrasto alle miniere illegali che stanno distruggendo l’ecosistema amazzonico e la vita delle popolazioni native. Il giudice della Corte Suprema Gilmar Mendes ha deciso di mettere fine a quello che lui ha definito un meccanismo che ha favorito la nascita di «alleanze spurie tra reti criminali e grandi compagnie», dando 90 giorni di tempo al governo per emendare la legge sulla  cosiddetta “clausola di buona fede”.

Eraldo Rollando
27-5-2023
Un po’ di storia
La storia dell’oro in Brasile ha radici molto lontane. Scoperto nel 1500, vede la sua esplosione nel 1700; fu allora che un gruppo di schiavi indiani, meticci e portoghesi si unirono alla ricerca di oro, abbandonando le piantagioni e le città. Il fenomeno coinvolse circa un milione di persone tra portoghesi e schiavi africani, ma la loro attività era rivolta all’estrazione con metodo “Pale, picconi e setacci”, manovrati da uomini ricurvi sul terreno o in riva ai fiumi della zona della quale avevano “preso possesso”. Un’attività incostante, poco redditizia, che era appena sufficiente a sopravvivere in un territorio, tra l’altro, inospitale.
Erano nati i garimpeiros (1), persone costrette, appunto, a una vita da cani, dura, alienante,  allucinante, con l’unico miraggio dell’oro o delle pietre preziose.
Nel 1800 anche le compagnie minerarie cominciarono a interessarsi all’oro. Con il loro arrivo, l’estrazione del metallo giallo cominciò ad assumere l’aspetto di una attività più redditizia rispetto al secolo precedente. Per tutto il XIX secolo il quantitativo estratto (tra/da compagnie e garimpeiros) si mantenne relativamente costante, intorno alle 5-8 tonnellate all’anno.
Il vero boom si ebbe negli anni ’70 del XX secolo, quando i cercatori scoprirono i depositi alluvionali in Amazzonia. Questo permise di abbandonare il metodo “Pale, picconi e setacci” per passare a sistemi più moderni che prevedevano l’impiego di escavatori e pompe idrovore per l’asportazione dei sedimenti con velocità impressionante. Messi in azione, soprattutto con l’apertura di otto miniere da parte delle compagnie minerarie dal 1983 al 1990, diedero luogo a un forte incremento nella produzione, che nel 1990 superò le 100 tonnellate. Un picco mai più eguagliato fino ad oggi.
Secondo il US Geological Survey (2),la produzione aurea brasiliana nel 2011 ammontava a 60 tonnellate. Oggi la produzione del metallo giallo si attesta su circa 50 tonnellate all’anno.

Continua …
Importante notare che, da parecchio tempo, alle compagnie minerarie legali si sono affiancate compagnie illegali, fuori da ogni controllo governativo, che agiscono in modo predatorio, incuranti di ogni ripercussione su ambiente e vita delle popolazioni tribali residenti.
Il 14 dicembre 2018 l’Agenzia d’informazione Sir ha dato notizia dello studio “Amazzonia saccheggiata”, curato dalla Rete amazzonica d’informazione socioambientale georeferenziata –Raisg (3), nel quale viene presentata la prima mappa delle miniere illegali del territorio amazzonico, creata a partire dalle immagini satellitari e dalle notizie pubblicate sulla stampa, (clicca QUI), poi  sulla voce “de acuerdo” per la mappa, che può essere ingrandita).
Sui circa 7 milioni di chilometri quadrati di foresta sono state rilevate 245 aree di estrazione illegale: 132 si trovano in Brasile, nel Roraima, uno Stato del Paese confinante a nord con il Venezuela, 110 in Perù, al confine orientale con il Brasile nella regione Madre de Dios, 3 sono in Bolivia e la parte rimanente risulta sparsa nei rimanenti quattro Stati dell’area amazzonica e nel Brasile stesso.
In particolare, Roraima e Madre de Dios soffrono da decenni la presenza di queste attività che rendono spesso impossibile la vita ai nativi, a causa delle violenze perpetrate nei loro confronti e dei danni che la loro attività crea agli insediamenti tribali.
Ai garimpeiros  di lunga tradizione si sono affiancati i “garimpeiros industriali”, i quali, per accedere ai loro siti nascosti nella foresta, hanno realizzato addirittura strade e piste private per l’atterraggio di piccoli velivoli.


Sopra, l’immagine di piste di atterraggio tratta da Agenzia17.it (4)

Ma qualcosa si sta muovendo, per la sopravvivenza dell’Amazzonia brasiliana, stando a tre notizie recenti di grande rilievo:

  •    Le autorità hanno dato il via a una massiccia operazione per espellere le migliaia di cercatori d’oro illegali dal territorio yanomami, nel nord del Brasile.
  •    Il giudice della Corte Suprema brasiliana Gilmar Mendes ha deciso di mettere fine al traffico illegale del metallo giallo.
  •    Nel gennaio 2023 il tasso di deforestazione in Amazzonia è calato rispetto a un anno prima.

 Roraima e gli  Yanomami
Ci limitiamo qui a parlare del Roraima, ma la regione peruviana Madre de Dios non vive una situazione migliore.
Nel Roraima, un’area che  ha un’estensione pari al doppio della Svizzera e che, assieme a quella confinante venezuelana, costituisce il territorio forestale indigeno più vasto del mondo, vive la popolazione di etnia Yanomami.“Negli anni ’80, 40.000 cercatori d’oro brasiliani invasero la terra degli Yanomami provocando immense sofferenze. Gli invasori sparavano agli Indiani, distruggevano i loro villaggi e diffondevano malattie per loro letali. In soli sette anni il 20% degli Yanomami morì… Oggi la loro popolazione totale si attesta attorno ai 38.000 individui e, nonostante l’attenzione e il sostegno delle autorità brasiliane ….. le loro sofferenze rimangono tali”. (fonte surviva.it – clicca qui per approfondire) 
Questo sterminio di un popolo che vive lontano dalla ”civiltà” è stato causato non solo dalle malattie mortali, quali la malaria e il morbillo, ma anche dall’uso del mercurio, impiegato per separare l’oro dagli altri sedimenti raccolti lungo le sponde dei fiumi, che inquina foresta, fiumi e pesci. In base alle analisi effettuate, alcuni Yanomami che vivono presso i fiumi hanno incorporato un tasso di mercurio pericolosamente. Secondo il sito vita.it, (clicca) in alcune comunità yanomami il 92 per cento della popolazione è contaminata dal mercurio. Va segnalata, inoltre, la presenza di allevamenti intensivi nella fascia ad est del loro territorio, ottenuti con un massiccio disboscamento della foresta.
L’ex Presidente Bolsonaro aveva incoraggiato l’invasione di quei territori. Durante il suo governo, il numero delle miniere è aumentato vertiginosamente e le bande criminali hanno preso il controllo di gran parte del mercato illegale dell’oro nell’area.
Dopo anni di proteste e di interventi delle associazioni umanitarie e di privati cittadini in varie parti del mondo a loro sostegno, il governo federale si è finalmente mosso iniziando una massiccia campagna  (clicca) per espellere i garimpeiros e per contrastare i loro insediamenti illegali.
 
Il principio di buona fede
Nel mese di febbraio 2023, la polizia brasiliana ha intercettato un carico di 13 tonnellate di oro illegale, proveniente dai territori indigeni dell’Amazzonia, e ha sgominato la banda che lo stava trasferendo all’estero. Quasi contemporaneamente, un processo nel tribunale di New York ha portato alla luce il traffico illegale dell’oro giallo della foresta verso i Paesi ricchi del Pianeta
Secondo l’organismo di monitoraggio brasiliano Istituo Escolhas (Clicca ), che sviluppa studi e analisi su temi chiave per lo sviluppo sostenibile, “almeno il 52 per cento dell’oro brasiliano mostra segni di provenienza illecita”.
L’aumento di questa quota, le violenze sui nativi e la distruzione dell’ambiente vengono registrati a partire dal 2013: in quell’anno la presidente del Brasile Dilma Rousseff approvò la cosiddetta “clausola di buona fede”(5), una norma che permette, tuttora, al produttore/venditore di autocertificare l’origine legale del metallo e alle aziende acquirenti di accettare la dichiarazione senza necessità di controlli. Va da sé che organizzazioni senza scrupoli hanno avuto buon gioco nell’avvalersi di questo “vantaggio”.
Di recente, però, la Corte Suprema, presieduta da Gilmar Mendes, ha deciso di mettere fine a questa prassi con una sentenza che concede alle autorità governative 90 giorni di tempo per emendare la legge. La motivazione addotta dal presidente Mendes è la palese evidenza che il meccanismo ha favorito “alleanze spurie tra reti criminali e grandi aziende”. Una sentenza in sintonia con l’esecutivo guidato da  Lula da Silva, che già a febbraio 2023 aveva in programma l’eliminazione della “clausola di buona fede”.
Ai primi di luglio scadrà il tempo concesso dal tribunale a Lula da Silva per varare la nuova legge emendata. I problemi sul tavolo del governo sono molteplici e di grande peso.
Sarà possibile arrivare a eliminare i garimpeiros e i loro traffici illegali dall’Amazzonia? Questa è la speranza dei popoli nativi dell’Amazzonia e del Mondo intero, o almeno di quella parte che ha a cuore il rispetto dei diritti dei nativi sudamericani e la salvaguardia del pianeta.
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Note
Foto d’apertura:  da Osservatore Romano  

1-  Garimpeiro (plurale garimpeiros) è un cercatore d’oro o pietre preziose, solitamente illegale. Nato in Brasile, il termine si è poi generalizzato indicando i cercatori d’oro che operano in tutta l’America latina.
La parola deriva dal portoghese garimpo che significa: “esplorazione e prospezione geologica manuale, o al massimo semi-meccanizzata di sostanze minerali preziose, come oro, diamanti, ametista o altri tipi di minerali” (Wikipedia)
2 – L’Istituto Geologico degli Stati Uniti (o USGS, United States Geological Survey) è un’agenzia scientifica del Governo degli Stati Uniti.
3- Il RAISG è il risultato della cooperazione di otto organizzazioni della società civile che lavorano in sei paesi amazzonici: Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela.
4- Agenda17 è realizzato dal Laboratorio DOS (Design Of Science) dell’Università di Ferrara, in collaborazione con il Master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza  e con l’Ufficio stampa, comunicazione istituzionale e digitale dell’Università di Ferrara.
5- Il principio di buona fede è uno dei principi più importanti che orientano il comportamento delle parti e l’interpretazione e l’esecuzione dei contratti. Svolge un ruolo fondamentale nei rapporti contrattuali e da esso derivano, in ultima analisi, numerosi altri principi interpretativi. ( Ascheri &Partners – consulenza tributaria)  
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