Ancora giovani in prima linea per opporsi ai cambiamenti climatici.
Questa volta la strategia ha cambiato direzione, non più manifestazioni in piazza, ma ricorso al Giudice.
I sei giovani ricorrenti di nazionalità portoghese con età compresa tra i 6 i 24 anni, che hanno sofferto le condizioni di caldo estremo nel loro Paese, si sono rivolti alla Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) a Strasburgo, assistiti dai loro avvocati, “accusando 32 paesi di un’azione insufficiente sui cambiamenti climatici e di non riuscire a ridurre le loro emissioni di gas a effetto serra abbastanza da raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a 1,5 ° C”.
Sono chiamati in giudizio tutti gli Stati membri dell’UE, nonché Regno Unito, Norvegia, Russia, Svizzera e Turchia.
L’udienza è attesa a breve e il verdetto è previsto tra 9 e 18 mesi, nella speranza che l’esito sia positivo.
La sentenza della CEDU avrebbe l’effetto di vincolare legalmente i 32 governi ad aumentare le loro azioni per ridurre le emissioni di gas serra e eliminare gradualmente i combustibili fossili.
Sarà risolutivo? Forse no, ma sicuramente rappresenta un altro importante e autorevole tassello che si aggiunge alla pressione che Istituzioni sovranazionali e popoli cercano di esercitare sui governati.
Ne parla il Sito on-line della BBC in un articolo (clicca per leggere) del 27 settembre a cura di Girit Di Selin.
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Nota
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