Diritti universali? Puntata 7 – L’area arabo islamica

Eraldo Rollando
04-01-2020

Molto complesso, e ancora in fase di evoluzione, il riconoscimento dei diritti fondamentali nella macro regione arabo-islamica.
Sembra utile riportare quali “Carte” sono state emanate nel corso del tempo e nei vari paesi che si sono dedicati a un compito così difficile. E’ auspicabile che tutto ciò conduca ad una sintesi in un documento unitario, anche se ciò sembra difficile da realizzare per le differenze esistenti nell’area: basti pensare alla divisione tra sciiti e sunniti, ma non solo.

Già nel 1948 i diritti umani, così come rappresentati nella Dichiarazione Universale, sono stati oggetto di critiche da parte del mondo musulmano. l’Arabia Saudita non firmò la dichiarazione e si astenne, sostenendo che, per molti aspetti, era in contrasto con l’Islam; anche l’Egitto, pur apponendo la sua firma, espresse riserve che riguardavano gli articoli relativi alla libertà di religione, di coscienza e la libertà di matrimonio indipendentemente dall’appartenenza religiosa.
Le aree conflittuali tra i diritti umani e l’Islam sono sostanzialmente quattro: il diritto alla libertà religiosa, l’uguaglianza dei sessi, i diritti delle minoranze e il problema delle pene crudeli e degradanti.
Particolarmente problematico, nella maggioranza dei paesi, è il ruolo della donna nella società islamica: sebbene la Shari’a riconosca pari dignità tra uomo e donna, non riconosce alla donna pari diritti. Altrettanto insormontabile sembra essere il diritto alla libertà religiosa: è nota la tradizionale tolleranza per le religioni diverse dall’Islam, ma la Shari’a non permette di lasciare l’Islam per un’altra religione, e in molti paesi l’apostasia è punita con la pena di morte

Un punto cruciale riguarda il fondamento del diritto: i diritti umani si basano su un criterio laico della normativa, cosa che è sconosciuta nell’Islam; nelle Dichiarazioni del mondo occidentale l’uomo, per il fatto stesso di essere tale, è dotato di tutte le prerogative e diritti;
nel mondo musulmano il fondamento del diritto è Dio, che ha espresso la sua volontà nel Corano e nella Sunna: ne consegue, quindi, che l’impostazione deve essere necessariamente capovolta; nella quasi totalità delle Carte dell’area è la Shari’a, la legge islamica derivata dal Corano e dalla Sunna, a dettare i principi di base.
Tuttavia nel dibattito esistente nel mondo musulmano incontriamo tre posizioni che, a grandi linee, rappresentano la posizione conservatrice, quella pragmatica e quella riformista; non è difficile riscontrare ciò anche in campo politico.
Andiamo con ordine a vedere quali sono i principali documenti che regolano i diritti in area arabo-islamica.

1 – La Carta di Medina
Il primo documento noto è La Carta di Medina (o Costituzione di Medina), stilato dal profeta dell’Islam Maometto verso il 622 d.C. “ … era costituito da un accordo formale tra Maometto e tutte le tribù e i clan maggiormente significativi della città-oasi di Yathrib (in seguito definita Medina), inclusi i musulmani, gli ebrei e i pagani … la Costituzione fu la pietra miliare del primo Stato islamico della storia.” (fonte Wikipedia).
(Approfondimento) 

2 – Dichiarazione Islamica dei Diritti dell’Uomo
Nel 1981, presso l’UNESCO a Parigi, venne proclamata la Dichiarazione Islamica dei Diritti dell’Uomo.
Sudan, Pakistan, Iran ed Arabia Saudita furono i promotori dell’iniziativa che si contrapponeva alla Dichiarazione dei Diritti del 1948 (considerata “una interpretazione laica della tradizione giudaico-cristiana”)e che pertanto non avrebbe potuto essere attuata dai musulmani senza violare la legge dell’Islam. Da qui la necessità di una Dichiarazione che fosse gerarchicamente sottoposta al Corano e alle tradizioni dei popoli islamici.

3 – Dichiarazione del Cairo dei Diritti Umani dell’Islam
Nel 1990, al Cairo, la diciannovesima Conferenza Islamica dei Ministri degli Esteri (31 luglio – 5 agosto) ha proclamato la Dichiarazione del Cairo dei Diritti Umani dell’Islam, un testo molto più compatto in 25 articoli e un breve preambolo che sembra non riconoscere l’esistenza della Dichiarazione di Parigi, dal quale si legge testualmente “Recognizing the importance of issuing a Document on Human Rights in Islam that will serve as a guide for Member states in all aspects of life;” cioè “Riconoscendo l’importanza dell’emettere un Documento sui Diritti Umani nell’Islam che serva come guida per gli Stati membri in tutti gli aspetti di vita.” Come se non ne esistessero di antecedenti. (Fonte Wikipedia).   (Link al testo) 

4 – Carta araba dei diritti dell’uomo
Nel 1994, il Consiglio della Lega degli stati arabi ha redatto e adottato, a Tunisi,la Carta araba dei diritti dell’uomo; un documento fondamentale di identità nazionale degli stati arabi e della loro appartenenza ad una comune civiltà.
A differenza di altre Dichiarazioni o Carte di area arabo-islamica, quella di Tunisi non specifica il rispetto della Shari’a, ma si limita a nominarla nel preambolo, e ciò comporta certamente un passo in avanti per quei paesi che sono fortemente condizionati dalla Shari’a stessa.
A tutto il 2013 la Carta era stata firmata dai rappresentanti di Algeria, Bahrein,Iraq, Giordania, Kuwait, Libano, Libia, Palestina, Qatar, Arabia Saudita, Siria, Emirati Arabi Uniti, e Yemen.
Da parte dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani il testo è stato dichiarato incompatibile con la stessa Dichiarazione Universale dell’ONU per gli aspetti che riguardano:
– diritti delle donne e pena di morte per i bambini
– equiparazione di razzismo e sionismo
– negazione dei diritti per chi non è cittadino dei paesi firmatari.
Da notare, inoltre, che Iraq, Libano e Siria avevano già firmato la Dichiarazione Universale dell’ONU del 1948; ciò pone inevitabilmente a quei paesi un problema di coerenza e di applicazione di diritti, in alcuni casi divergenti.
Nel 2004 la Carta venne sostituita con una nuova Carta araba dei diritti dell’uomo (emendata), entrata in vigore nel 2008. (Link al testo)
“Questa Carta, forse ancor di più della precedente, ha una notevole carica identitaria. Tra gli obiettivi vi è infatti quello di «educare l’essere umano nell’ambito degli Stati arabi all’orgoglio della sua identità, alla fedeltà verso la sua patria e all’attaccamento alla sua terra, alla sua storia e ai suoi interessi comuni […]». Ma si affermano pure i valori e i principi universali, come quella della tolleranza, dell’eguaglianza e della moderazione”.(fonte: Luigi Mariano Guzzo – Università degli Studi “Magna Graecia di Catanzaro)

5 – Dichiarazione di Marrakesh
In ordine di tempo, è l’ultima nata tra le principali Carte dell’area arabo-islamica: nel gennaio 2016 nasce in Marocco La Dichiarazione di Marrakesh,il cui obiettivo dichiarato è di attivare misure concrete per difendere “i diritti delle minoranze religiose nelle comunità a predominante maggioranza musulmana”.
Il documento si rivolge a tutto il mondo islamico, ma assume un significato decisamente forte per quei paesi dove l’integralismo religioso sbarra la strada a ogni apertura verso i popoli “diversi” e lo si può definire come un moderno aggiornamento della Carta di Medina
Tra le molte “affermazioni”, due sono importanti:
– il fermo impegno verso i principi di cittadinanza, di libertà di movimento, di proprietà, di giustizia e di uguaglianza di fronte alla legge già stabilita nella Carta di Medina,
– il riconoscimento della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, e i relativi documenti come atti in armonia con la Carta di Medina stessa.
Secondo questa Dichiarazione, ogni utilizzo della religione islamica che porti alla discriminazione o all’aggressione di minoranze religiose è dunque «inconcepibile» in qualsiasi paese a maggioranza musulmana.
Frutto di quattro anni di lavoro dietro le quinte, il testo è stato approvato da un’assemblea di 250 membri tra leader religiosi, governanti e studiosi islamici ed è stato accolto positivamente in area cattolica, seppure in maniera non ufficiale. Questo il commento del cardinale Theodore E. McCarrick, arcivescovo emerito di Washington (Stati Uniti) e membro della delegazione inviata alla conferenza, che ha commentato: “Ho avuto il privilegio di ascoltare la dichiarazione della nostra riunione finale. È davvero un grande documento che influirà sui tempi in cui viviamo e sulla nostra storia … è un documento che il nostro mondo aspettava, ed è un tributo agli eruditi musulmani che l’hanno preparato … Come membro di uno dei Popoli del Libro, li ringrazio per questo documento e rendo grazie a Dio, che ha dato ai suoi seguaci il coraggio di preparare questo testo”.(fonte it.aleteia.org)   (Link al testo)

(7, continua)
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