Fortezza Europa

 

Gabriella Carlon
6-5-2023
Si continua a morire in mare nel Mediterraneo, anzi, con il miglioramento delle condizioni stagionali, aumentano le traversate dei migranti e di conseguenza il numero dei naufragi.
Ci giungono meno notizie dalla rotta balcanica, forse perché i morti di stenti saranno diminuiti, essendo calati il freddo e la neve, ma non certo le altre difficoltà estreme a cui vanno incontro i migranti di terraferma.
Tutto ciò avviene nell’indifferenza generale: l’opinione pubblica europea sembra in sintonia con i suoi governanti che concepiscono l’Unione Europea come una fortezza medioevale da difendere con muri esterni e interni.
Muri esterni ideali sono i confini spostati in altri Stati, lautamente sovvenzionati perché impediscano le partenze. Turchia, Libia, Tunisia e alcuni Stati subsahariani, sostenuti e pagati dall’Unione Europea, intercettano i migranti e li trattengono in luoghi di vera e propria detenzione con torture di ogni genere. L’Europa continua a definirsi paladina dei diritti umani, proclamati a gran voce, ma negati di fatto dai comportamenti delle istituzioni europee o dei singoli stati, che continuano a finanziare patti scellerati al fine di ostacolare il diritto di migrare e il diritto di asilo, garantito dalla Convenzione di Ginevra (1951) per chi fugge da una guerra. Così vengono tenute in stato di detenzione persone che non sono accusate di alcun reato, salvo il fatto di essere migranti. Ci si attacca poi a cavillose distinzioni tra rifugiato, migrante ambientale, migrante economico, come se la fame non fosse motivo sufficiente per cercare altrove di poter vivere un po’ meglio. Importa solo tener lontano il “nemico” che viene a minacciare l’identità europea.
Per meglio presidiare i confini della Fortezza si è creata Frontex, un’organizzazione apposita (nostro precedente articolo su Frontex QUI’) e si ostacolano con leggi davvero assurde le attività delle ONG che cercano di salvare vite umane per limitare i danni di una simile politica di chiusura.
Di fronte a tutto ciò si è mosso l’European Center for Costitutional and Human Rights, che, sostenuto anche da Sea Watch, nel novembre 2022, ha presentato denuncia alla Corte Penale Internazionale a carico dei ministri italiani Minniti e Salvini, dei ministri di Malta e dell’ex direttore di Frontex, in quanto intercettare e riportare in Libia i migranti si configurerebbe come un crimine contro l’umanità, non potendosi la Libia a nessun titolo considerare un porto sicuro.
Al di là del respingimento, l’UE non ha una politica comune per il fenomeno migratorio. Ogni paese affronta il problema dei migranti con regole e leggi proprie, in base agli accordi di Dublino che non si è mai riusciti a riformare. Ogni Stato cerca di proteggere i propri confini per impedire il passaggio da un paese di primo ingresso a un altro paese di destinazione.
In questa ottica negli ultimi 20 anni, dopo il crollo del muro di Berlino, sono sorti in Europa numerosi Muri a difesa dei confini nazionali.

Alla fine del 2022, secondo un rapporto del Parlamento Europeo, i Km di muri erano 2048. Nell’ottobre 2021 dodici paesi dell’Ue. (Austria, Bulgaria, Cipro, Rep. Ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Ungheria, Lituania, Lettonia, Polonia, Slovacchia) hanno addirittura chiesto finanziamenti per la costruzione di muri alle frontiere. Finora la Commissione ha risposto negativamente, ma ultimamente il diniego è stato un po’ meno fermo. Così, oltre alla esternalizzazione dei confini, l’Unione Europea è percorsa al suo interno da muri e fili spinati, e le polizie dei vari paesi usano tutti i mezzi di respingimento (manganelli, idranti, lacrimogeni, ecc.) contro i migranti adulti e bambini, già provati da percorsi di viaggio disumani. C’è da chiedersi di quali valori sia portatrice l’Europa, di quale legalità sia paladina. Libertà, giustizia, democrazia: che significano? Valgono per alcuni, ma non per tutti gli esseri umani?
Un aspetto culturale inquietante è la resuscitata idea della difesa dell’identità nazionale che sembra portare ancora una volta a sottili forme di razzismo,  come si è  visto nel caso dei profughi ucraini, accolti modo ben diverso.
Il dato sconcertante della politica migratoria dell’UE è che i paesi dell’Unione, e l’Italia in particolare, hanno bisogno di manodopera straniera. Sembrerebbe dunque ragionevole e anche conveniente intraprendere una politica di governo dei flussi migratori nell’ambito della legalità e della sicurezza. Non sarebbe certo impossibile creare corridoi umanitari, come si è anche già sperimentato, evitando di gettare i migranti nell’illegalità, privi di diritti, nell’attesa e nella speranza di un futuro condono.
Anche una politica di accoglienza e integrazione non sembra impossibile: alcuni esempi positivi sono già stati realizzati in Italia. In particolare sembra ben riuscire l’accoglienza diffusa sul territorio, anziché la creazione di ghetti separati che accentuano l’isolamento e la contrapposizione. Fornire loro una casa sembra indispensabile, ma certo presuppone una politica di cura dell’edilizia popolare, che in Italia manca da decenni dopo essere uscita dall’agenda dei partiti di ogni colore.
Altrettanto indispensabili sono i corsi per l’apprendimento della lingua e quelli di formazione professionale per l’integrazione lavorativa.
Perché nessun partito prospetta un serio programma per governare le migrazioni? Per interessi elettorali? Perché siamo dominati dall’ideologia del ciascuno è imprenditore di se stesso, che si traduce in uno sfrenato individualismo? O addirittura può far comodo avere a disposizione forza lavoro illegale, senza diritti né sociali, né economici?
Bisognerebbe davvero capire quali modelli di vita e di società stiamo perseguendo. La chiusura nella Fortezza è certamente il segno della decadenza dell’Europa.

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