Elezioni in America latina – parte terza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gabriella Carlon
30-06-2021
Ecco alcuni aggiornamenti sulle elezioni nei paesi dell’America Latina, che cerchiamo di seguire nella prospettiva e nella speranza che possa farsi strada un movimento di liberazione e di riscatto dalle oligarchie dominanti e dalla pesante influenza degli USA.

El Salvador- 28 febbraio – elezioni legislative. Vince Nuevas ideas, partito del Presidente Bukele, che conquista 56 seggi su 84. Ha votato poco più del 50% degli aventi diritto.
Nuevas ideas ha stravinto sui due partiti tradizionali di El Salvador: Arena (Alleanza nazionalista legata all’oligarchia dominante) e Fronte Farabundo Martì (ex movimento guerrigliero), che si sono macchiati di vari episodi di corruzione.

Ecuador – 11 aprile – elezioni presidenziali (ballottaggio). La coalizione di Guillerno Lasso (CREO-PSC partito conservatore) ha ottenuto il 52,7% dei voti, battendo Andreas Arauz (UNES partito progressista) che ha avuto il 47,3%. Lasso sostituisce così Moreno, per altro in continuità con la sua politica neoliberista. Al primo turno Lasso aveva ottenuto il 23% dei voti, mentre Arauz lo superava di dieci punti. In Parlamento UNES ha un’ampia maggioranza, con la quale Lasso si dovrà confrontare.

Messico – 6 giugno – elezioni per la Camera dei deputati. La coalizione del Presidente Andres Lopez Obrador “Insieme facciamo la storia” (Movimento di rigenerazione nazionale – Partito del lavoro – Partito verde ecologista) ha vinto le elezioni ma non ha raggiunto la maggioranza dei 2/3, probabilmente necessaria per avviare le riforme volute dal Presidente, quale la nazionalizzazione delle risorse petrolifere.
Inoltre la partecipazione al voto è calata a poco più del 50% degli aventi diritto, evidenziando così una disaffezione diffusa nella popolazione. La campagna elettorale è stata particolarmente violenta con l’uccisione di 89 candidati.

Perù – 6 giugno – elezioni presidenziali (ballottaggio). Pedro Castillo (Perù libero – d’ispirazione marxista) ha ottenuto il 50,2% dei voti; Keiko Fujimori (Forza popolare – di Destra) il 49,8%. La differenza è di circa 60.000 voti. I risultati, a oggi, non sono ancora stati proclamati, perché la Fujimori contesta i risultati e chiede il riconteggio dei voti soprattutto dei villaggi indigeni, dove Castillo ha ottenuto il maggior successo. Osservatori internazionali hanno smentito le presunte irregolarità, ma la decisione ultima spetta al Tribunale Nazionale Elettorale.

Credo sia interessante seguire l’orientamento degli stati sudamericani nel loro insieme, nonostante le notevoli differenze che li distinguono. Mi pare, infatti, che in quell’area si stia elaborando un pensiero politico nuovo, in opposizione al neoliberismo dominante: pur non trascurando la lezione del socialismo marxista del XIX secolo, si cerca una sintesi tra economia ed ecologia, tra lotta per l’ingiustizia sociale e attenzione all’equilibrio ambientale. Il più limpido sostenitore di tale pensiero è Papa Francesco, che viene, infatti, da quel contesto culturale. Si sta elaborando un nuovo concetto di liberazione che investe sia la coscienza individuale sia l’ambito politico collettivo (1). Che cosa passerà di questa nuova cultura nell’azione politica concreta?

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Note

(1) L.BOFF – M. HATHAWAY, Il Tao della liberazione, Fazi Editore, 2014

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