Nubi nere sul Corno d’Africa

Non è mai stata tranquilla la regione che costeggia il Canale di Suez, il Mar Rosso e l’Oceano indiano. Tra “corsa all’acqua”, rivendicazioni territoriali e rancori vecchi e nuovi rischia trasformarsi in un’area di crisi a livello globale, sebbene oscurata dai conflitti in corso in Palestina, Libano e Ucraina. Con la conseguenza di mettere in grave pericolo il Canale di Suez, attraverso il quale transita circa il 10-12% del traffico mondiale.

Eraldo Rollando
06-12-2024

Acqua del Nilo
Ha impiegato due anni a riempirsi la grande diga etiope sul Nilo Azzurro, la GERD  Grand Ethiopian Renaissance Dam (Grande diga della Rinascita etiope).
Sudan ed Egitto, a valle dell’invaso, avevano ripetutamente rivolto all’Etiopia la richiesta di diluire questa operazione in più anni, e di definire un programma comune per gestire la diga durante i periodi di prolungata siccità, che ciclicamente colpiscono  la regione, attivando l’apertura dei canali di deflusso dell’acqua. Per l’Etiopia, l‘acqua del Nilo è un fattore strategico per il Paese affamato di energia, mentre per i Paesi a valle rappresenta la vita. Due condizioni che sembrano confliggere tra di loro.
Il 15 luglio 2021, per prevenire eventuali tensioni in un’area critica, si era riunito il Consiglio di Sicurezza dell’Onu per portare i tre Stati ad un accordo, ma il premier etiope Abiy Ahmed  decise di proseguire con i suoi piani vanificando ogni sforzo del Palazzo di vetro.

Acqua di mare
L’Etiopia, unico Paese dell’area a non avere uno sbocco al mare,  ha siglato un accordo con le autorità del Somaliland, suo confinante, per ottenere l’accesso al mare tramite la concessione di 20 chilometri di terreni costieri su cui realizzare una base navale militare, e garantirsi la possibilità di raggiungere il Golfo di Aden con le proprie merci. Il protocollo dell’accordo prevede anche il riconoscimento del Somaliland, primo riconoscimento a livello internazionale.

Dispute
Le dispute sono paradigmatiche di una litigiosità che permea tutta l’area e che non tiene in debito conto la possibilità di un accordo per salvare le popolazioni da eventi tragici. Purtroppo viene facile chiosare che ormai i contrasti tra i Paesi del Globo trovano soluzioni (effimere) solamente ricorrendo alla forza.

Un intrico di controversie di confine, scontri etnici, voglia di prevalere sui Paesi vicini, presenza di terrorismo in Somalia e nell’area marina di sua pertinenza, rivolte e guerre contro il potere centrale (leggi Etiopia), siccità persistente, crisi umanitarie, migrazioni forzate e parecchio altro, fanno dell’area del Corno una caldaia pronta a esplodere.

Alle tensioni  esistenti tra e all’interno dei vari Stati, si è aggiunta, appunto, la questione dell’accesso all’acqua, sia che si parli del Nilo che del Mar Rosso.
Il rischio che tutto possa degenerare in nuovi conflitti armati è un elemento che preoccupa non poco le cancellerie di mezzo Mondo, visto la piega che ha preso l’ormai pluridecennale confronto , più a nord, tra israeliani e palestinesi.

Per misurare la gravità della situazione, cerchiamo di disegnare un quadro d’insieme.

  • Della contesa tra Etiopia, Egitto e Sudan si è parlato all’inizio, ma in questo contesto va aggiunto che, in casi di scontri, l’Eritrea appoggerebbe l’Egitto contro l’Etiopia contando su un’antica ruggine esistente tra Addis Abeba e Asmara.
  • Pare, inoltre, che l’Egitto abbia stipulato un patto con la Somalia per punire l’Etiopia per la costruzione della GERD.
  • I rapporti tra questi ultimi due Paesi sono segnati da un passato burrascoso a seguito della guerra del 1977-78 per il controllo dell’Ogaden, regione etiopica, abitata in maggioranza da somali.
  • In aggiunta a questa situazione, “il Paese dei somali” rivendica il territorio dell’auto proclamata Repubblica del Somaliland, mai riconosciuta a livello internazionale; fatti risalenti al 1960 e culminati in una guerra civile del 1991(1). In forza di questo presunto diritto, la Somalia ha definito l’accordo per la concessione di uno sbocco al mare da parte del Somaliland all’Etiopia “illegale e una violazione della sua sovranità” ; da parte sua il premier etiope Abiy Ahmed ha ribattuto ”Non intraprenderemo azioni offensive, ma ci difenderemo”.
  • Per prevenire ulteriori complicazioni, l’Unione Africana schiererà  nel Somaliland 5mila soldati in missione di pace ( il Somaliland è accusato dalla Somalia anche di aver ricevuto armi dall’ Etiopia).
  • Se non bastasse, all’interno dell’Etiopia continuano scontri etnici tra governo centrale e le etnie degli Stati federati del Tigray e dell’Amhara. Intanto la Somalia subisce l’influenza destabilizzante dei gruppi terroristici come al-Shabaab, che il governo fatica a tenere sotto controllo.

Difficile che tanto fermento trovi pace senza l’intervento di un organismo sovrannazionale o una persona con grande carisma, in grado di districare nodi che farebbero impallidire Alessandro Magno alle prese con il leggendario nodo di Gordio.

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Note

  1.   Il Somaliland fu una colonia, conosciuta come Somalia britannica, sotto l’impero britannico dal 1884 fino al 26 giugno 1960,  quando ottenne la propria indipendenza dal Regno Unito come Stato del Somaliland. Il 1º luglio 1960 si unì con l’Amministrazione fiduciaria italiana della Somalia per formare la Repubblica Somala.

Tuttavia l’unione non funzionò secondo le aspirazioni di questa regione e lo scoppio di una feroce guerra civile, che dal 1991 in poi ha portato al completo collasso della Somalia, ha permesso al Somaliland di dichiarare la propria indipendenza. Dopo il crollo della Repubblica Democratica Somala, il Somaliland tenne un congresso con il quale decise di ritirarsi dall’unione con la Somalia, attribuendosi una sovranità autonoma. ( fonte Wikipedia)

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