Scuola pubblica e scuola privata

Gabriella Carlon
11-01-2025

La Finanziaria attualmente all’esame del Parlamento prevede un taglio di 5.660 unità del personale docente e di 2.174 unità del personale amministrativo.
La scuola pubblica soffre di molti problemi, ma il taglio delle risorse, anche in termini di personale docente, non è certo un modo per risolverli. La prevedibile diminuzione di alunni poteva anzi essere un’occasione per snellire le classi e favorire una didattica migliore con ore di compresenza, piani di recupero individualizzati, progetti mirati ad arricchire il curriculum.
Comunque delle molte sfaccettature che presenta il mondo della scuola, vorrei considerare il rapporto scuola pubblica-scuola privata.
La scuola privata-privata, dove si superano tre anni in uno e si realizzano altre mirabolanti prestazioni, è generalmente un ‟diplomificioˮ e andrebbe semplicemente abolita. Sta invece fiorendo soprattutto on-line, con grave danno per lo meno rispetto alla formazione relazionale dei soggetti coinvolti.

La scuola privata paritaria è una scuola privata riconosciuta come pubblica dalla legge quando rispetta una serie di regole e di programmi pari a quelli della scuola statale. Con la legge 62/2000 le scuole paritarie entrano a pieno titolo nel sistema nazionale d’istruzione. Con tale legge, e ulteriori successive modifiche, si è operata una distorsione dell’articolo 33 della Costituzione che recita: “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo stato”. Sembra chiaro che l’unico limite che si pone è l’autofinanziamento, cioè che le scuole private non gravino sul bilancio pubblico. Tuttavia si è ritenuto di considerare pubblica la scuola …privata. E di pagarne parzialmente i costi.
Negli ultimi 10 anni i finanziamenti alle scuole private-paritarie sono triplicati.
Alla scuola paritaria sono stati erogati  per l’anno scolastico 2023-2024 circa 700 milioni di euro (1), di cui 113 milioni a favore dei disabili e 90 milioni a favore delle scuole dell’infanzia. Inoltre anche le scuole paritarie potranno accedere ai Fondi europei per il Piano estate. Infine è stato proposto da Fratelli d’Italia un emendamento alla Finanziaria che prevede un bonus di 1.500 euro, per ogni figlio che frequenti una scuola paritaria, alle famiglie con reddito fino a 40.000 euro. Altri bonus possono essere concessi a livello regionale.

Indubbiamente esistono scuole paritarie che forniscono una eccellente preparazione a chi le frequenta. Ma vengono meno a un fondamentale compito a cui la scuola deve rispondere: favorire la formazione del cittadino attraverso il passaggio dalla famiglia alla società. Infatti si opera una discriminazione sulla base del censo.
Spesso si giustifica l’esistenza di scuole private-paritarie, generalmente di orientamento cattolico, perché risponderebbero al diritto della famiglia di educare i figli secondo i propri principi etico-religiosi. In verità la scelta della famiglia è spesso dettata da motivi pratici: un tempo scuola più lungo che permette ai genitori di conciliare l’orario di lavoro con la cura dei bambini. Ma di questo dovrebbe occuparsi la scuola pubblica, con opportuni investimenti su un tempo scuola prolungato e una didattica adeguata.
Quanto al diritto di scelta della scuola da parte della famiglia, non si può non ricordare che la formazione include anche un aspetto relazionale, che aiuti il figlio a rapportarsi a figure esterne alla famiglia, che non devono essere necessariamente la fotocopia dei genitori quanto a principi etico-religiosi, modi di comportamento, visioni del mondo, ma dovrebbero essere lo specchio della pluralità di opinioni, culture, religioni che sono presenti nella società. In questo processo la conoscenza diretta dell’altro è fondamentale per superare pregiudizi e stereotipi che generano sentimenti ostili nei confronti dei ‟diversiˮ, che siano stranieri o anche italiani di ceto svantaggiato.
Quanto agli insegnanti, va ricordato che nella scuola statale essi entrano per graduatoria e per concorso, mentre nella  paritaria vengono scelti dalla scuola stessa, in sintonia con il proprio orientamento.
Spesso si preferisce la scuola paritaria perché i genitori vogliono evitare che i figli si trovino a contatto con coetanei poveri o stranieri, ritenendo che questa mescolanza pregiudichi lo svolgimento del programma e la formazione intellettuale. E non ci si accorge di quanto i loro figli perdano nella formazione affettiva e relazionale. Una vera occasione persa per aprire le menti al confronto, alla valutazione, all’arricchimento reciproco. Imparare sul campo a discernere ciò che si ha in comune e ciò che è differente o addirittura inconciliabile è un ottimo esercizio per riuscire a conoscere e rispettare la diversità e per acquisire quei valori comuni che sono a fondamento della nostra Costituzione.
Inaspettatamente questa funzione della scuola pubblica sembra essere riconosciuta anche da chi pensa la scuola più come luogo della formazione della forza lavoro che della formazione del cittadino.

Nella discussione sulla concessione della cittadinanza agli stranieri di seconda generazione è emerso il concetto di jus scholae che sembra essere accettato anche da chi è restio a concedere la cittadinanza. Ma che impatto può avere sul cittadino una scuola che procede per compartimenti appartati sulla base del censo? Si aggiunga che perfino nell’ambito statale si formano scuole frequentate prevalentemente da figli dei ceti svantaggiati o di immigrati stranieri e altre frequentate da figli del ceto medio.
Particolare attenzione dovrebbe essere prestata alla scuola dell’infanzia (3-6 anni), quando si comincia a superare l’egocentrismo familiare per riconoscere la presenza di altri. Si percepisce che diritti e doveri si concretizzano nella reciprocità, che ci sono regole comuni da rispettare. Se questo obiettivo attraversa trasversalmente tutti gli ordini di scuola, la scuola dell’infanzia è un momento determinante anche per l’età adulta, perché in quell’età i comportamenti sono indotti in forma automatica, diventano abitudini. La scuola per l’infanzia dovrebbe essere obbligatoria, invece l’offerta statale per questa fascia di età è gravemente carente di posti e le famiglie devono ricorrere a scuole private e costose, non alla portata dei più svantaggiati. E’ un’altra occasione mancata per la costruzione di una società coesa e armonica e per un processo di vera integrazione.
Creare canali paralleli sulla base del censo significa ghettizzare le diverse classi sociali, erogando un diverso livello di formazione. Ma il diritto all’istruzione è un diritto universale garantito dall’art. 34 della Costituzione: l’istruzione inferiore è obbligatoria e gratuita; i capaci e meritevoli hanno il diritto di raggiungere i più alti gradi degli studi con borse di studio, assegni alle famiglie e altri aiuti.
Quando ci decideremo a rendere effettivo questo diritto? Oppure, visto che anche l’istruzione può essere occasione di profitto, la vogliamo sempre più privatizzare?
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Nota 1)

MINISTERO ISTRUZIONE E MERITO: Contributi scuole paritarie a.s. 2023/2024 – Decreto con criteri e parametri


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