Si può ancora “sognare”?

Gabriella Carlon
16-12-2021
A sentire i nostri politici pare proprio di no. Sono tutti impegnati, sia pure con sfumature diverse, a ripristinare il mondo come era prima del Covid, con l’occhio attento solo alla crescita del PIL. Lo spazio pubblico non è occupato da discussioni sulle disuguaglianze, sulla precarietà del lavoro, sull’evasione fiscale. Non ci si preoccupa di ridistribuire la ricchezza cambiando il modello, ma al massimo si confida nello sgocciolamento, nonostante, con un aumento considerevole dei profitti per alcuni, si veda sgocciolare al contrario: incremento della povertà, bassi salari, servizi sempre più privatizzati e quindi più costosi: nessuna prospettiva di cambiamento.
Ma, nel silenzio quasi totale dei media, Papa Francesco ha lanciato un vero e proprio Manifesto per “poeti sociali” in occasione del IV Incontro mondiale dei Movimenti popolari (16 ottobre 2021).
In quel documento, dopo un’analisi drammatica del mondo presente in cui la logica del profitto genera un sistema “ecocida e genocida”, il Papa sollecita a un pensiero altro ed elogia i Movimenti perché, venendo dalle periferie del mondo, hanno lo sguardo idoneo per vedere una storia diversa e sono in grado di “sognare insieme un mondo nuovo”.
Si indicano quindi alcune richieste, da presentare a chi esercita il potere, per cambiare le “strutture di peccato” di cui soffre il nostro sistema economico-sociale. Innanzitutto si chiede di liberalizzare i brevetti per permettere a ogni essere umano di poter accedere al vaccino anticovid; inoltre si chiede: di condonare il debito ai paesi poveri; di smettere di distruggere il pianeta con industrie estrattive di ogni tipo; di smettere di imporre un’agricoltura monopolistica; di cessare la produzione e il traffico delle armi, che generano violenza e morte; di smettere di usare la tecnologia che, pur di ottenere guadagni, diffonde fake news, diffamazione, calunnie, incitamento all’odio, anziché liberalizzare l’accesso a contenuti educativi; di porre fine ai blocchi, alle sanzioni unilaterali e al neocolonialismo. Questo sistema, dice Papa Francesco, “ci sta portando verso l’abisso”.
Che cosa possiamo sognare? Un mondo in cui tutti possano godere di “terra, casa e lavoro”. Bisogna però combattere indifferenza, individualismo e meritocrazia per superare “l’egoismo dei forti e il conformismo dei deboli”. Tutti siamo responsabili perché sembra esserci un tacito patto per mantenere la realtà invariata.
Sono invece già ben avviati progetti “per riarmare la stessa struttura socio-economica che avevamo prima” anziché metterci alla ricerca di alternative alla globalizzazione capitalistica.
Dopo aver ricordato che il cambiamento del modello non è un’idea peregrina ma una conseguenza della Dottrina sociale della Chiesa, vengono formulate due proposte concrete da attuare quanto prima: salario minimo (o salario universale) e riduzione della giornata lavorativa. Il primo porterebbe a una redistribuzione della ricchezza, il secondo a una redistribuzione del lavoro e alla creazione di nuovi posti di lavoro, permettendo a tutti una vita dignitosa.
A mio parere, un documento di tale portata, abbastanza inusuale per un Pontefice, meriterebbe intensa diffusione per diventare oggetto di riflessione tra credenti di tutte le fedi e anche tra chi crede semplicemente nella possibilità di rendere il mondo più giusto e più umano.
Contrariamente alle ultime encicliche, il documento ha avuto invece scarsa eco, forse perché siamo ormai troppo convinti, compresi i cattolici, che “non ci sono alternative”, mentre, secondo il Papa, la solidarietà del Samaritano dovrebbe essere non solo una virtù morale, ma un atteggiamento politico.
Certo per noi, cittadini di un’Europa impegnata a costruire muri (materiali o immateriali) per respingere i migranti e a elaborare progetti per l’arricchimento di pochi e l’impoverimento di molti altri, è difficile non essere presi da rassegnato sconforto, ma forse dobbiamo coltivare la speranza e… sognare ancora.

Note
Foto d'apertura: credit Terra e Missione
Cultura e Società