Axum, pietà s’è smarrita

 

La guerra seminascosta non risparmia civili inermi, che hanno la sola colpa di trovarsi nel posto sbagliato. Le recenti rivelazioni sui fatti di Axum gettano  una luce sinistra sui protagonisti del conflitto.

Eraldo Rollando

18-12-2021

Si era parlato di centinaia di morti, maschi adulti e ragazzi presi di casa in casa, uccisi senza pietà, e lasciati insepolti nelle strade; stupri attentamente progettati per fiaccare la resistenza dei rivoltosi; distruzioni e saccheggi. Un anno fa, il 28 novembre 2020, le truppe eritree entrarono ad Axum, la città santa etiope per i cristiani-ortodossi, e fu un massacro a sangue freddo come ritorsione a un precedente attacco condotto da un piccolo gruppo di miliziani pro-TPLF (1) alla base dei soldati eritrei sulla montagna Mai Koho. Le autorità di Addis Abeba e di Asmara negarono il loro coinvolgimento, smentendo i rapporti di Amnesty International e di Human Rights Watch che hanno ricostruito i fatti nel gennaio 2021.

Etiopia-Tigrai – il Tigrai evidenziato in verde

Nel novembre 2020 una serie di tensioni etniche e politiche in Etiopia sono sfociate nella Guerra in Tigrai risollevando l’annosa questione dell’indipendenza dallo Stato federale. Una questione estremamente intricata, come possono essere intricati i rapporti tra etnie diverse, che risale a molti anni addietro. Da quel novembre 2020 il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, Premio Nobel per la pace 2019, ha deciso di porre rimedio alla sollevazione entrando in guerra contro la Regione ribelle e ha messo il silenziatore a ogni organo di stampa, ottenendo così la possibilità  di negare ogni eventuale addebito. Ma, come dice un noto proverbio, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.

Questa volta un testimone di indubbia credibilità esce allo scoperto dall’Olanda a e solleva il velo di imposture sul massacro di Axum. Già lo scorso 4 novembre un’indagine dell’Alto commissariato ONU per i diritti umani e della commissione etiope ha stabilito che il numero di vittime si attesta a 110 unità; come dire che i fatti sono realmente accaduti. Ma, a quanto pare, la loro reale dimensione supera di gran lunga il riscontro dell’Alto commissariato Onu e della commissione stessa. Ne dà notizia il giornale Avvenire che, nell’edizione del 12 dicembre 2021, pubblica l’intervista con Gebremeskel Kassa Taffere (2), titolando l’articolo “ Ad Axum io c’ero: mille assassinati. Gli etiopi non fermarono gli eritrei”.

Già nella primavera del 2021, il governo di Addis Abeba era stato messo in allarme da alcune dichiarazioni rilasciate alla BBC da Kassa Taffere che, temendo ritorsioni, decise di riparare in Olanda. Nell’intervista, che dice animata dalla “riconoscenza verso il Papa, che ha più volte chiesto di pregare per la pace in Etiopia”,

Tigray, da sapere – clicca sul riquadro per ingrandire

 l’alto funzionario si dice testimone dei fatti accaduti: “Il 29 novembre mi trovavo a Scirè e ho sentito degli scontri ad Axum. L’ho raggiunta subito, ma le truppe eritree mi hanno fermato alla periferia … Ho immediatamente avvisato le autorità federali, che negavano perfino la presenza degli eritrei … Dopo 24 ore di trattative il 30 novembre 2020 sono riuscito a entrare, primo funzionario governativo di alto livello, a negoziare la fine degli omicidi di massa, degli stupri e dei saccheggi … Appena sono riuscito a ottenere la autorizzazione dai comandanti eritrei ho mobilitato la comunità e sono stati sepolti tra 800 e 1.000 cadaveri in due giorni”.

Il racconto, poi, non manca di elencare i nomi dei capi militari di alto livello eritrei ed etiopi responsabili dell’eccidio. Una brutta storia, nella quale sembra impossibile che un premio Nobel per la pace, nella sua funzione di primo ministro, superi il suo legittimo dovere di mantenere l’unità dello Stato autorizzando, secondo quanto riferito, simili barbarie. “Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” (Dante, Inferno XXVI vv118-120).

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Note:

(1)

    • TPLF – Il Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè è un partito politico etiope, membro della coalizione Fronte Unito delle Forze Etiopi Federaliste e Confederaliste. In concomitanza con il degenerare dei rapporti col governo centrale, che porteranno allo scoppio della guerra del Tigrè, il 18 gennaio 2021 il partito viene dichiarato illegale e i suoi 35 deputati presenti all’assemblea nazionale espulsi da essa  (Wikipedia)

(2)

    Gebremeskel Kassa Taffere, 34 anni, è tigrino, docente di archeologia e turismo all’università di Macallè, ma era membro del partitodella Prosperità del premier Abiy e alto dirigente,  capo dello staff e portavoce del presidente dell’amministrazione ad interim insediata dal governo centrale una volta cacciato il Tplf, partito del fronte popolare di liberazione del Tigrai.  (Avvenire 12-12-2021)
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