Gabriella Carlon
29-03-2024
Non si parla da tempo dell’Agenda 30 delle Nazioni Unite, che propone gli obiettivi di sviluppo sostenibile quale bussola per guidare l’azione complessiva degli Stati al fine di estendere i diritti umani fondamentali al maggior numero possibile di persone nel mondo.
Il secondo di tali obiettivi propone l’azzeramento della fame entro il 2030, ma purtroppo ciò non potrà avverarsi. Anzi in questi anni la situazione è peggiorata: secondo l’Indice globale della fame (Global Hunger Index – GHI) le persone denutrite sarebbero passate da 572milioni (2017) a 735milioni (2023).
Il GHI viene pubblicato annualmente dall’International Food Policy Research Institute; l’edizione italiana è curata dal CESVI. Le tabelle del GHI sono formulate in base a quattro indicatori: denutrizione (percentuale di popolazione con alimentazione insufficiente); deperimento infantile (percentuale di bambini sotto i cinque anni che hanno un peso insufficiente per la loro altezza); arresto della crescita infantile (percentuale di bambini sotto i cinque anni che hanno un’altezza insufficiente per la loro età); mortalità infantile (tasso di mortalità tra i bambini sotto i cinque anni).
Si attribuisce quindi un punteggio da 0 (assenza di fame) a 100, con valori così distribuiti:
10-19,9 fame moderata;
20-34,9 fame grave;
35-49,9 fame allarmante;
oltre 50 fame estremamente allarmante.
Secondo tale tabella 9 paesi, nel 2023, presentano livelli di fame allarmanti: Burundi, Lesotho, Madagascar, Niger, Repubblica centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan e Yemen.
In altri 34 paesi la fame è grave. Le aree del pianeta con i livelli di fame più elevati, sia per denutrizione sia per mancata crescita infantile, sono l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale.
L’indicatore più preoccupante è quello relativo alla denutrizione perché, dopo oltre un decennio di progressi, negli ultimi anni ha subito un’inversione di tendenza. Nel 2020 le persone denutrite erano 811milioni, 121milioni in più rispetto al 2019.
Le cause dell’attuale regresso sono da cercare nei cambiamenti climatici, nella pandemia Covid-19 e nelle guerre. Ricordiamo tra l’altro che solo il 3% del grano ucraino passato attraverso il corridoio umanitario ha raggiunto i paesi subsahariani. E che dire di ciò che sta succedendo a Gaza, dove si impedisce l’accesso agli aiuti umanitari, usando la fame come arma di guerra? Eppure pare che nessun Tribunale internazionale intervenga a stigmatizzare simili comportamenti. Il legame tra fame e guerra è molto stretto, perché la guerra, danneggiando la produzione dei prodotti agricoli, causa il rialzo dei prezzi, rendendo inaccessibili i consumi a chi ha perso tutto e ai più poveri di sempre.
Anche il rapporto (2024 – Hunger Funding Gap) di Azione contro la fame presentarisultati recessivi per quanto concerne la lotta contro la fame. Detta ONG agisce in 55 paesi per salvare bambini denutriti e studia il fenomeno Fame con i dati forniti dall’ONU sulla base delle risposte che sono state date alle “Emergenze Fame” nei diversi paesi che hanno chiesto aiuto. Nel 2023 è stato soddisfatto solo il 35% degli appelli di paesi che affrontavano livelli di fame gravi, quindi il gap di finanziamenti per la crisi alimentare è del 65%, ovvero è aumentato del 23% rispetto all’anno precedente. Ciò significa che lo scorso anno i finanziamenti ai programmi di lotta alla fame, pur essendo aumentati, non sono stati in grado di sostenere le crescenti necessità.
Eppure, come rilevato in un precedente articolo (1), ci sarebbe cibo per tutta l’umanità, se ci fosse la volontà politica di favorirne l’accesso da parte di tutti; ma certamente sarebbe necessaria una profonda trasformazione del sistema agricolo e commerciale che dovrebbe essere orientato alla sovranità alimentare .
Sembra incredibile che la “civile” Europa incrementi le spese per gli armamenti e prepari la guerra anziché preoccuparsi di garantire il più elementare dei diritti, al cibo e all’acqua, a tutto il genere umano. Il diritto alla vita non va forse garantito a tutti? Ma si può ancora parlare di diritti umani universali?
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Note
Per approfondimenti cliccare sui seguenti link
(1) Gruppo Corallo- Gabriella Carlon – diritto al cibo
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