Thomas Sankara: finalmente condannati i suoi assassini

 

L’Africa è poco visibile nei media e nelle TV italiane.  Le informazione che leggiamo, e che ci raggiungono  sono abitualmente notizie negative, catastrofiche, pessimistiche: colpi di stato, avanzamento della Jihad, rapimenti, povertà, immigrazione. Notizie senza una prospettiva di futuro creativo, costruttivo, di speranza.
Tuttavia, l’Africa ha i suoi “eroi”, un esempio Thomas Sankara la cui storia è poco conosciuta in Europa, ma certamente essa è molto presente nel Burkina Faso per aver ricevuto, nel breve tempo della sua vita : speranza, dignità,  prospettive di autonomia e di sviluppo,  dove ancora oggi  Egli vive come simbolo  e esempio indimenticabile per i cittadini della “Terra degli Uomini integri”(I) .

Giulia Uberti
18-5-2022
Dopo l’indipendenza degli anni 1960 l’Alto Volta – successivamente chiamato Burkina Faso – conosce un lungo periodo di grande instabilità e colpi di Stato.  Quello dell’80 porta al governo un regime corrotto e repressivo, il che spinge i dirigenti sindacali alla clandestinità.
Thomas Sankara, che è Segretario di Stato all’informazione, si dimette e avverte: “Guai a chi imbavaglia il popolo”! Nel 1982 un nuovo colpo di Stato porta Sankara a essere primo Ministro; nella sua funzione egli non perde tempo e denuncia  “ i nemici del popolo” e l’imperialismo.
Viene arrestato il 17 maggio del 1983 mentre  Guy Penne, consigliere per gli affari africani di Mitterand atterra a Ouagadugu.
Sankara è rispettato dalle organizzazioni civili che diffidano dei militari, ed è rispettato dai militari che riconoscono in lui un soldato fiero di essere tale. Il 4 agosto 1983 Sankara è liberato, gli viene affidato il grado di capitano ed egli si mette subito in attività, crea con altri ufficiali un’organizzazione clandestina di estrema sinistra, mentre il Paese vive un’inquietante alternanza.  Con la sua organizzazione egli parte con la presa di potere: i Commando del capitano Blaise Compaoré, allora amico di Sankara, marciano da sud sulla capitale, i lavoratori delle telecomunicazioni tagliano le linee e i civili aspettano i soldati per guidarli nella città, che cade rapidamente in mano ai rivoluzionari.
All’età di 34 anni nel 1983, in seguito di un colpo di Stato contro Jean-Baptiste Ouédraogo, guidato dall’amico Compaoré, con l’appoggio della Libia  Thomas Sankara diventa presidente.
Divenuto presidente, egli lancia la sua sfida: «Democratizzare la società, aprire gli animi a un universo di responsabilità collettiva per osare inventare il futuro». Il leader rivoluzionario vuole «abbattere e ricostruire l’amministrazione» restituendo dignità ai funzionari e «immergere il nostro esercito nel popolo attraverso il lavoro produttivo», ricordando a ogni soldato che «senza formazione culturale e politica, un militare non è che un potenziale criminale».
Esattamente un anno dopo il suo insediamento, nel 1984, cambia il nome del Paese in Burkina Faso, che in lingua locale significa “Terra degli uomini integri”.  Sankara non perde occasione per promuovere uno sviluppo autonomo, non più dipendente dagli aiuti esteri. Per lui  «gli aiuti immettono nelle nostre menti riflessi da mendicante, bisogna invece produrre: produrre e consumare burkinabé». Nell’aprile 1985 lancia le “tre lotte”: contro il taglio abusivo del legname, gli incendi nella boscaglia, il pascolo non controllato degli animali. Sankara si fa portavoce dei Paesi impoveriti criticando, senza mezzi termini e in parole chiare.  Cambia inoltre la bandiera e lo stemma nazionale e scrive un nuovo inno, “Une seule nuit. Egli è chiamato il Che Guevara africano.

Molto amato dai burkinabè e dagli altri popoli africani, egli è meno amato dai Paesi occidentali, in primis Francia e Stati Uniti, per le sue prese di posizione contro l’imperialismo e il colonialismo, per l’invito a non pagare il debito con l’Occidente, per le politiche sociali inclusive contro la povertà e per la parità di genere.
Celebre, e indimenticabile,  rimane il suo discorso alle Nazioni Unite il 4 ottobre 1984.

(Dagli archivi della televisione del Burkina è venuto fuori il video realizzato, in quell’occasione, con i poveri mezzi di un media africano.)
la traduzione in italiano del discorso

Mitterrand ebbe in seguito a chiamarlo “il figlio ribelle”.
Il giovane Sankara inizia cosi la “rivoluzione burkinabé” che, in poco più di due anni, porta i 7 milioni di abitanti del poverissimo Paese del Sahel ad avere assicurati due pasti al giorno e acqua potabile. Il suo lavoro fu bruscamente interrotto per essere stato assassinato il 15 ottobre 1987, a Ouagadougou, Burkina Faso, si dice per mano del vecchio amico Compaoré.
Blaise Compaoré, divenuto presidente del Burkina alla morte di Sankara, fu successivamente sollevato dalla carica a seguito di manifestazioni nel Paese, costretto alla fuga trovò rifugio in Costa d’Avorio. Si è sempre dichiarato innocente ed estraneo ai fatti, si è rifiutato di presentarsi davanti ai giudici, invocando l’immunità presidenziale. Accusato in contumacia di “attentato alla sicurezza nazionale”, “complicità d’assassinio” e “occultamento di cadavere”, l’ex-dittatore viveva in una villa sulla laguna di Abidjan, ospite dell’amico di lunga data Alassane Ouattara, presidente della Costa d’Avorio e alleato della Francia. Nel 2016, per proteggerlo dal mandato di arresto internazionale e dalla richiesta di estradizione del tribunale militare del Burkina Faso, Ouattara gli ha concesso la nazionalità ivoriana. Quando l’insurrezione popolare burkinabé dell’ottobre 2014 ha costretto Compaoré alla fuga, è stato un elicottero delle forze speciali francesi a prelevarlo da Ouagadougou per portarlo ad Abidjan, sottraendolo così alla giustizia del suo paese.
L’11 ottobre 2021, fu giorno d’apertura del processo;  le udienze vennero sospese più volte, in particolare per il colpo di Stato del 24 gennaio 2022, con cui il tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba destituisce il presidente democraticamente eletto, Roch Marc Christian Kaboré. Si arriva cosi il 6 aprile 2022 alla sentenza che ridona dignità a un intero popolo e consente di avere un po’ più di fiducia nelle istituzioni. Dopo 34 anni, il tribunale militare di Ouagadougou ha finalmente  emesso il verdetto di condanna. Con Compaoré sono condannati all’ergastolo il comandante della sicurezza, Hyacinthe Kafando, in fuga dal 2016, e il generale Gilbert Dienderé, uno dei capi dell’esercito durante il golpe, unico grande presente al processo, nel quale sono imputate 14 persone. Il verdetto è stato emesso al termine di un lungo processo iniziato a ottobre scorso. Nel giorno d’apertura del processo, 12 dei 14 imputati erano presenti, fra questi il generale Gilbert Dienderé, uno dei principale capi dell’arma al momento del putch nel 1987. Il principale accusato, l’ex presedente Campaoré, non si è mai presentato al dibattito processuale. Sospettato di essere stato quello che ha comandato l’assassinio di Sankara – accusa  sempre negata dall’interessato –  si è ritrovato una condanna all’ergastolo, ben più pesante dei 30anni di carcere richiesti dall’accusa del Tribunale militare.

Moussa Diallo, aiutante di campo di Sankara, assicura che gli eventi dell’ottobre 1987 “sono stati premeditati” da interferenze internazionali in base a quanto udito in videoconferenza dalla Francia: l’antica potenza coloniale in Burkina. Il presidente Houphouët Boigny, grande amico della Francia, era al centro di questo complotto. Quest’ultimo aveva detto a Thomas Sankara: “Bisogna che tu cambi, se non cambierai, noi ti cambieremo.”
Il Comitato Internazionale “Giustizia per Sankara”, pur manifestando gioia per l’avvenuto processo e la sentenza, afferma che non è ancora finita, resta aperto l’aspetto internazionale e l’inchiesta sulla componente internazionale deve continuare.

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Note

  1. Il 4 agosto del 1984 nasce il Burkina Faso, il cui significato è “Terra degli uomini integri” nome dato da Thomas Sankara, il suo primo presidente.
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