Gabriella Carlon
26-01-2023
In Sudamerica l’affermarsi dei governi di Sinistra è molto difficoltoso: non solo in Brasile la Destra non accetta la vittoria di Lula, ma anche in Perù ci sono disordini e rivolte, sia pure di segno opposto. I nostri media hanno dato frettolosamente la notizia di un golpe operato da Pedro Castillo, a cui è seguita la sua destituzione per ristabilire l’ordine costituzionale. In realtà la situazione è molto più complessa.

Pedro Castillo, maestro nelle zone rurali e sindacalista, eletto Presidente 16 mesi fa a capo di una coalizione di Sinistra, viene arrestato il 7/12/2022 dopo che aveva chiesto asilo all’ambasciata messicana. I suoi ultimi provvedimenti prevedevano di sciogliere il Parlamento, di convocare nuove elezioni e, nel frattempo, di governare con decreti-legge. Il Congresso lo ha destituito (con 101 voti favorevoli, 6 contrari , 12 astenuti) e ha deliberato il suo arresto preventivo per “cospirazione” e “colpo di stato”. Ha preso subito il potere la vice-Presidente Dina Boluarte, in origine appartenente allo stesso partito di Castillo (Perù Libero), ma successivamente espulsa per “tradimento”.
Castillo era arrivato al provvedimento anticostituzionale per cercare di evitare l’impeachment con l’accusa di “incapacità morale”. Il Congresso, in maggioranza conservatore e guidato da Keito Fujimori, figlia dell’ex Presidente attualmente in carcere per corruzione, aveva fin dall’inizio reso difficile e intralciato il governo di Castillo, con varie accuse, minacce ai familiari e tentativi di impeachment, tanto che alcuni osservatori considerano un golpe la sua destituzione.
D’altra parte Castillo si è dimostrato inesperto nel gestire la situazione: incerto nella linea politica (con cambio di governo per 5 volte), sceso a compromessi nel tentativo di mediare con la maggioranza del Congresso a lui ostile, si è alienato il sostegno dell’esercito e del suo stesso partito (Perù Libero) dal quale si è addirittura dimesso.

Dopo la sua carcerazione sono però dilagate le proteste nella zona andina e nel sud del paese, con blocchi stradali e
occupazione degli aeroporti. La violenta repressione che ne è seguita ha sempre più orientato la protesta in difesa di Castillo. Gli insorti chiedono: dimissioni immediate di Dina Boluarte, nuove elezioni sia presidenziali che legislative e un’assemblea costituente per elaborare una nuova Costituzione che sostituisca quella entrata in vigore nel 1996 con la Presidenza Fujimori.
La Presidente Boluarte non intende cedere a queste richieste e cerca di soffocare la protesta con la forza dell’esercito, ma lei stessa è stata messa sotto inchiesta dalla Procura Generale per la violenza della repressione, che ha causato ormai una sessantina di morti e numerosi feriti.
Il Congresso ha deliberato che si terranno nuove elezioni nell’aprile 2024, anziché alla scadenza del mandato (2026).
Sul piano internazionale Dina Boluarte gode del pieno appoggio degli USA: l’ambasciata statunitense, infatti, ha da subito sostenuto il cambio di Presidente. Invece Castillo gode del favore dei paesi del Sudamerica orientati a Sinistra: Messico, Colombia, Argentina, Bolivia e Venezuela hanno preso posizione contro la destituzione e la carcerazione preventiva dell’ex-Presidente.
È in atto uno scontro molto duro dovuto alle enormi disuguaglianze sociali: la povertà dei contadini delle zone rurali e dei lavoratori delle miniere contrasta col benessere della borghesia imprenditoriale di Lima, alleata con le compagnie multinazionali che sfruttano le risorse del paese. L’esportazione di materie prime è la base dell’economia peruviana. A ciò si aggiunga una divisione etnica tra la borghesia bianca e la massa dei lavoratori e dei contadini, che sono indios Quechua.
Il programma di Castillo prevedeva una riforma agraria, il salario minimo, una più equa distribuzione dei proventi delle risorse minerarie, la lotta alla corruzione diffusa e la convocazione di un’assemblea per elaborare una nuova Costituzione.
Si era iniziato un piano di sostegno alle zone rurali e un intervento teso a rendere accessibile a tutti il prezzo del gas di una importante multinazionale. Ma evidentemente questi provvedimenti inclusivi, rivolti soprattutto a favore degli indios , non sono piaciuti al Congresso.
Si può solo sperare che il contrasto si risolva in modo pacifico e che non aumenti il numero dei morti, anche se attualmente non si intravedono buone prospettive.
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Fonti
Su questi siti si possono trovare numerosi articoli, in costante aggiornamento.
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/peru-la-rivolta-dei-diseredati-37255
https://www.pressenza.com/it/2023/01/peru-le-conquiste-di-pedro-castillo-che-non-piacciono-allelite/
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/peru-il-fallito-golpe-di-castillo-36969
http://www.latinoamerica-online.it/
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