Elezioni in America latina – parte quarta

Gabriella Carlon
20-01-2022
Altri tre paesi dell’America latina andati alle urne nel 2021 sono Nicaragua, Argentina e Cile.

Nicaragua – Alle elezioni del 7 novembre il Presidente Ortega del Fronte sandinista è stato riconfermato col 75% dei voti. Vi sono però vivaci contestazioni sull’entità dell’astensione: secondo i dati ufficiali avrebbe votato il 65,3% degli aventi diritto, mentre per l’opposizione l’astensione avrebbe toccato l’81%; il Presidente USA Biden ha parlato di “elezioni farsa”.
Il fatto grave è che sono stati arrestati molti oppositori, tra cui sette candidati Presidenti e il regime dei sandinisti (che pure hanno liberato il paese dalla dittatura nel 1979) diviene sempre più autocratico. Ortega ha cercato di sottrarre il Nicaragua al dominio USA, però non è riuscito a realizzare uno degli obiettivi fondamentali della rivoluzione che era la riforma agraria, per cui aumenta la delusione.

Argentina – Le elezioni di metà mandato (14 novembre), per rinnovare la metà della Camera Bassa e un terzo del Senato, hanno visto il prevalere della coalizione di centrodestra Juntos por el cambio che ha ottenuto il 41% dei voti, mentre Frente de todos del peronista Presidente in carica Fernandez si è fermato al 33%. L’affluenza alle urne è stata del 71,7%.
Il partito del Presidente si è considerato non perdente perché ha recuperato voti rispetto al risultato delle primarie obbligatorie, tuttavia il Presidente Fernandez dovrà cercare un compromesso con l’opposizione per portare a termine il suo mandato che scade nel 2023, infatti mantiene una risicata maggioranza alla Camera ma perde il controllo del Senato.

 

Cile – Il 21 novembre si sono svolte le elezioni legislative per un parziale rinnovo del Parlamento e il primo turno delle presidenziali. Nel ballottaggio del 19 dicembre ha prevalso con il 55,8% Gabriel Boric, candidato di Sinistra,  contro Josè Antonio Kast (44,1%) che rappresenta i nostalgici di Pinochet. Il partito del giovane Boric (35 anni) aderisce all’Internazionale progressista fondata da Bernie Sanders, da Gianis Varoufakis e dal Movimento per la democrazia in Europa. Il programma politico del neo-Presidente prevede intensa lotta alle disuguaglianze, aumento delle tasse ai più ricchi, riforma delle pensioni minime e un profondo rinnovamento per garantire i diritti sociali universali, anche alla luce della nuova Costituzione.
Ci auguriamo che questa svolta davvero si realizzi, così che possa offrire un modello alternativo rispetto al passato e anche trainare le elezioni sudamericane del 2022 che si svolgeranno in Colombia e in Brasile. Se ciò accadesse, sarebbe un passo significativo verso l’autonomia politica ed economica  dagli USA, che metterebbe al riparo dal rischio  di dover assistere a tragedie come quella accaduta al  Presidente Allende.

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