Aveva deciso di avviare le concessioni di permessi esplorativi per procedere all’estrazione mineraria in acque oceaniche profonde entro il 2025. Ma il Primo Ministro Jonas Gahr Store ha dovuto fare i conti con le opposizioni interne al suo governo e la censura di una coalizione di 32 paesi che chiedono una moratoria.
Eraldo Rollando
24-03-2025
Di estrazioni minerarie in acque oceaniche anche noi avevamo dato conto in un articolo (clicca) che, citando fonti autorevoli, lasciava capire quali potevano essere i dubbi benefici di un’operazione tanto complessa quanto poco valutata dal punto di vista ambientale.
Nonostante le perplessità di scienziati e biologi marini, la Norvegia si è subito dichiarata pronta a dare inizio all’estrazione in acque profonde, seguita “a ruota” da altri tre o quatto Paesi suoi concorrenti. Questo ha messo in allarme chi teme un ulteriore impatto sull’ecosistema del pianeta.
Già nel 2023, dopo più di dieci anni di trattative, all’ONU viene approvato ufficialmente il Trattato (clicca) che punta a salvare il 30% degli Oceani, proteggendo la biodiversità marina in acque internazionali e, nello specifico, a fissare determinati limiti alle attività di esplorazione e ricerca che si possono svolgere, e non solo. Un esempio può essere, appunto, l’estrazione di minerali dai fondali oceanici.
Purtroppo i Paesi membri sono sempre solleciti a firmare ma molto lenti a ratificare i Trattati. Ad oggi hanno firmato 88 Paesi (tra i quali l’Italia): per entrare in vigore deve ottenere la ratifica di almeno 60, ma finora lo hanno fatto solo in due Cile e isole Palau.
La Norvegia ha firmato ma non ancora ratificato il Trattato. Occorre aggiungere, però, che il Documento parla di acque internazionali mentre la zona marina dove il Paese scandinavo ha indirizzato le ricerche per l’estrazione dei minerali è all’interno della propria “zona economica esclusiva” (200 miglia nautiche dalla linea di costa). Quindi nessun impedimento legale si opporrebbe alla realizzazione dei progetti avviati. Resta evidente, comunque, una certa doppiezza nel volere realizzare “in casa” ciò che si vorrebbe impedire a livello internazionale.
Ma … nell’ultimo anno è stata forte la pressione interna e internazionale per ostacolare l’iniziativa.
All’interno del Paese, il Partito Socialista di Sinistra, all’opposizione rispetto alla coalizione di governo – che non ha una maggioranza parlamentare – , è riuscito a ostacolare i piani minacciando di fare mancare il suo sostegno al bilancio 2025 se non fossero stati sospesi i progetti estrattivi. Naturalmente il governo ha preferito sacrificare il “deep-sea mining” a vantaggio della legge di bilancio, sospendendo i permessi esplorativi.
A livello internazionale, i dubbi di scienziati e biologi marini sono riusciti a fare “breccia” sulla cosiddetta società civile e su un numero rilevante di Governi che hanno manifestato il proprio sconcerto per l’iniziativa norvegese.
Ne dà conto Rinnovabili.it (clicca) – un’autorevole Media Company e testata giornalistica su fonti rinnovabili, efficienza energetica, de carbonizzazione e ESG (1) – in un articolo del 2 dicembre 2024.
Secondo la testata giornalistica, contro la Norvegia si sono schierati 32 Stati tra i quali Francia, Germania e Canada, decine di organizzazioni scientifiche (tra cui 911 scienziati da 70 paesi) e diverse associazioni della società civile.
In occasione dell’approvazione del Trattato sulla conservazione degli Oceani la biologa marina Maria Sole Bianco, in un’intervista alla stampa, ha dichiarato che ” … bisogna riconoscere l’Oceano come uno dei nostri più grandi alleati contro la crisi climatica, perché con la sua capacità è in grado di assorbire non solo anidride carbonica, circa 1/3 di quella che produciamo, ma anche gran parte del calore in eccesso trattenuto in atmosfera e qui stiamo parlando del 93% di questo calore.”
E, senza dubbio, ciò che vale per l’Oceano vale anche per le acque territoriali costiere, come quelle per le quali la Norvegia decide di fare prevalere l’interesse economico sulla salute pubblica.
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(1) ESG (clicca per leggere il significato dell’acronimo)
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