Dubbi al FMI

Gabriella Carlon
03-04-2017

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) mette in pratica, da decenni, l’impianto teorico del Washington Consensus, cioè programmi di aggiustamento strutturale che prevedono taglio alla spesa pubblica, e quindi privatizzazione dei servizi essenziali, deregolamentazione del lavoro e, nei paesi del Sud del mondo, monocolture per l’esportazione al posto dell’agricoltura familiare per il sostentamento. Queste linee di politica economica sono state imposte con uguale rigore a tutti i paesi, a prescindere dalle diverse condizioni in cui si poteva trovare l’assetto produttivo o infrastrutturale o socio-culturale delle diverse realtà.
Può essere interessante sapere che nel rapporto del Dipartimento di ricerca dello stesso FMI, fin dal 2015, si avanzano molti dubbi a proposito degli effetti delle riforme strutturali sulla produttività dei fattori: si dice che le riforme non sono una cura efficace sempre e per tutti, perché la deregolamentazione del mercato del lavoro ha spesso effetti negativi sulla produttività e la liberalizzazione del mercato di beni e servizi aumenta la concorrenza ma ha effetti positivi solo sul lungo periodo. Solo se un paese è robusto può reggere una cura pesante, in caso contrario muore.
Una riprova può essere il fatto che le politiche di austerità dell’UE ispirate ai suddetti canoni, nei paesi più deboli, o non fanno decollare la crescita, come in Italia, o rischiano di far morire la stessa economia, come in Grecia.
Ma allora perché insistere? Qual è l’obiettivo? Sarà vero che interessa solo il rimborso del debito alle banche tedesche e francesi a cui va in gran parte il prestito erogato alla Grecia? Va anche ricordato che la Grecia è stata lasciata sola a contrastare la politica di austerità, l’Italia infatti chiede sconti e favori per sé, ma, al momento opportuno, non ha fatto opposizione per ottenere un cambiamento di rotta nella politica di austerità. “Ce lo chiede l’Europa” è una scusante ipocrita, perché l’Europa chiede il rispetto delle regole che i Ministri degli Stati membri hanno stabilito, salvo poi dire cose contrastanti e demagogiche ai propri concittadini.
E perché il FMI tiene in così poco conto le analisi condotte dal suo stesso Dipartimento di ricerca?

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