L’Europa che vorrei

Gruppo Corallo
21-5-2019
L’Europa a trazione tedesca con una politica economica neoliberista di austerità presenta facce negative e oppressive per molti paesi dell’Unione, tanto da far crescere vistosamente i movimenti nazionalisti antieuropei. Il caso Grecia rimane un simbolo vergognoso per l’Europa di questi decenni, ma anche la crescita della disuguaglianza tra paesi e all’interno dei paesi è indice di una politica economica non più tollerabile. Infine lo scarso potere del Parlamento ha determinato, nel governo dell’Unione, una crisi della rappresentatività e il distacco dei cittadini dalle Istituzioni europee.

Manifestazione pro Europa – fonte:eastwest.eu – Foto di Claudia Broggi

Dunque sì all’Europa ma con profondi cambiamenti.
Quali?
Vorrei, …

… Un’Europa etica, solidaristica e inclusiva
Gabriella Carlon
Vorrei vedere rifondata innanzitutto la politica economica: leva fiscale unificata per impedire che si delocalizzi e per abolire i paradisi fiscali; lotta all’evasione fiscale e tassazione progressiva sui grandi patrimoni; investimenti pubblici per creare lavoro, particolarmente nei paesi con maggiori difficoltà, tenendo conto della sostenibilità ambientale e sociale, o alla luce del nesso tra politica, società e sfruttamento delle risorse.
Vorrei la difesa dei diritti del lavoro uguali in tutti i paesi dell’Unione e la creazione di un welfare europeo; la garanzia dei servizi essenziali (casa, acqua, cibo, salute, istruzione) sottraendoli al mercato; una sempre più decisa tutela dei beni comuni paesaggistici, artistici e culturali.
Altro tema cruciale è la gestione dei migranti: regole comuni a tutti i paesi dell’Unione quanto a canali di accesso, distribuzione sul territorio, investimenti per l’integrazione e sanzioni severe per gli stati che disattendono gli orientamenti comuni. La vergogna dei morti nel Mediterraneo, degli accessi tramite gli scafisti, delle prigioni nei confini esternalizzati è un peso che l’Europa, patria dei diritti umani, non può permettersi. Che ne dirà la storia? e come saremo giudicati noi, consapevoli e inerti? Sarebbe inoltre auspicabile un qualche allargamento dell’Europa alla sua sponda Sud, l’Africa Mediterranea, con accordi particolari, per permettere al Mediterraneo, come spesso è stato nei secoli, di essere luogo di incontro e di scambio di civiltà.
Vorrei che l’Unione avesse una politica estera comune. Oggi si va in ordine sparso, con una persistente soggezione alla NATO. Ma la NATO è ormai anacronistica, è, dal 1991, uno strumento aggressivo che permette agli USA di controllare l’Europa. Si deve invece pensare a un esercito europeo e a una politica estera autonoma, a nuovi rapporti con la Russia (invece che all’accerchiamento) e a un quadro di disarmo nucleare che ponga fine alla presenza di basi nucleari USA sul territorio europeo. E’ tempo di voltar pagina dal secondo dopoguerra!
Per realizzare tutto ciò è necessaria una rifondazione degli organismi europei che da intergovernativi dovranno diventare federali.
Vorrei infine che l’Europa attuasse iniziative in grado di porre fine alla sua decadenza etica e solidaristica per diventare culturalmente il centro propulsore del rispetto dei diritti umani a livello mondiale.
Sogni? Sì, ma i sogni indicano il cammino e… poco a poco diventano realtà.

… Il rispetto del diritto e degli impegni presi
Cecilia Cadeo
“… dati gli incredibili vantaggi di cui questi paesi hanno goduto, ci si poteva immaginare una maggiore consapevolezza e un maggiore spirito di collaborazione…”
Così si esprime Romano Prodi a proposito dei cosiddetti paesi di Visegrad: Polonia, Ungheria e Romania, sul n. 2/2019 di “Storia e memoria”.

Il grafico, elaborato sui dati forniti da Milena Gabanelli al TGla7 di lunedì 6 maggio 2019, parla chiaro.
La Polonia versa all’Unione 3 miliardi € e ne riceve 11,9; l’Ungheria versa 121 milioni e riceve 4 miliardi; la Romania versa 1,2 miliardi e ne incassa 4,7.
Potrebbe sembrare a prima vista un bell’esempio di solidarietà se non fosse che i tre paesi di Visegrad sembrano aver scambiato l’Ue per una vacca da mungere senza minimamente rispettarne i valori democratici: stato di diritto, libertà di informazione, indipendenza della magistratura, per non parlare dell’accoglienza ai migranti, ecc.
Ora, l’Europa che vorrei è un’Europa che sa far rispettare i suoi principi fondanti, che peraltro tutti gli stati si sono impegnati a promuovere quando sono entrati nell’Unione. I paesi dell’ex sfera sovietica non sono stati invitati ad entrare nell’Unione, lo hanno chiesto loro. Può anche essere stata una buona scelta sottrarli all’influenza russa, evitando che facessero la fine dell’Ucraina di oggi, ma non si può tollerare che non rispettino gli impegni presi. Non devono per nessun motivo fornire un precedente a comportamenti antidemocratici di altri governi europei (inutile dire quali…).
Chi non rispetta lo stato di diritto non deve ricevere fondi per lo sviluppo. Toccare il portafoglio di qualcuno è un metodo vecchio, ma sempre efficace.

… Neoliberismo – una palla al piede
Cecilia Cadeo
Quando mai uguaglianza e solidarietà hanno fatto rima con neoliberismo?
Eppure è proprio di questo che l’Europa ha bisogno. Se vuoi competere con l’esterno non puoi farlo anche al tuo interno.
Sovranismi e populismi sono una risposta errata e anche un po’ stupida (quando non disonesta) a problemi reali creati dalla precarietà e dalla disuguaglianza, condizioni inevitabili del neoliberismo. Affidarsi al mercato vuol dire consegnarsi a una realtà che forse è anche in grado di autoregolamentarsi, ma lo fa secondo i suoi tempi che non sono i nostri.
Il mercato è per l’uomo, non l’uomo per il mercato.

… La ricchezza delle diversità
Giulia Uberti
La mia voce va all’unisono con quanti vorrebbero una diversa Europa.
Vorrei … più GIUSTIZIA,perché solo questa porta alla PACE; SOLIDARIETA’ e FRATELLANZA; migliore gestione dell’INTEGRAZIONE; UNITA’ nella diversità; SALVAGUARDIA DEL CREATO; vorrei una EUROPA CON PIU UMANITA’ .
La mia parrebbe essere un’utopia … ma ben venga. Vorrei partire da un dato di realtà, siamo tutti sullo stesso Pianeta Terra, tutti sulla stessa barca. Siamo beneficiari di molte scoperte scientifiche e tecniche, abbiamo imparato molte cose dall’Illuminismo al giorno d’oggi ma … non abbiamo ancora imparato a convivere con i nostri uguali nel rispetto delle diversità. Non abbiamo ancora scoperto la ricchezza della diversità. Quale monotonia sarebbe la nostra vita se fossimo : tutti razza bianca, tutti biondi e occhi azzurri …. Ecc ecc. Queste sono idee che portarono al razzismo, al nazismo e alla guerra.
Il Federalismo era la vocazione iniziale dell’Europa e questa dovrebbe essere ancora il suo impegno oggi : un cammino verso il Federalismo. Una cultura nuova trasmessa per il bene comune, sempre con lo sguardo un po’ più lontano rispetto ai propri bisogni e esigenze. L’Europa, nata per riparare ai danni portati da spinte nazionaliste e sovraniste, prima fra tutte la guerra, e per superare le diversità, ha di fronte a se un cammino che porta a realizzare questo ideale/obiettivo. E’ un lavoro impegnativo perché esso possa essere assorbito, accettato e vissuto alla base. E’ necessario creare una società che si identifichi con l’Europa, con i suoi ideali: tutti cittadini con gli stessi diritti e gli stessi doveri. Da molti anni siamo possessori di un passaporto “europeo”ma forse, non siamo ancora diventati “europei” nell’anima. L’obiettivo è comune e deve rimanere immutato, molti sono i limiti da correggere perché qualcosa si è perso in cammino. L’organizzazione ha fallito in alcuni passaggi, ma un tale programma, che si è allargato dai dodici Paesi iniziali ai 28 Paesi attuali, non poteva realizzarsi in una sola volta, lo si costruisce tutti insieme, cammin facendo e in un lungo periodo.

… Diritti e doveri uguali per tutti
Adriana F.
L’Europa che sogno è molto diversa da quella attuale. Credo però che in questo momento la vera sfida consista nel mantenere in vita l’Europa, perché le giuste richieste di chi vuole migliorarla corrono il pericolo di essere sopraffatte da chi invece vuole indebolirla, svuotandola degli aspetti più positivi che la caratterizzano, o addirittura di disgregarla.
Quindi, in primo luogo, vorrei… l’Europa. E naturalmente vorrei riformarla perché diventasse più equa, tollerante, solidale, accogliente, attenta alle necessità dei cittadini, molto più incisiva nel panorama internazionale e ancora più impegnata di quanto sia stata finora in tema di salvaguardia dell’ambiente da cui tutti dipendiamo.
In particolare vorrei che ci fosse un rapporto egualitario tra gli stati che ne fanno parte e che tutti rispettassero rigorosamente il sistema di valori e di principi che hanno sottoscritto al momento della loro adesione, senza a chieder deroghe o addurre scuse per sottrarsi agli impegni presi. Insomma vorrei una comunità di stati “uguali” a livello sostanziale, con un identico codice etico in tema di diritti umani, democrazia e aiuti umanitari, tre prerequisiti che costituiscono il “secondo pilastro” su cui si fonda l’UE. Con riserva di ricorrere a sanzioni per ogni violazione.
Sempre in tema di uguaglianza, tra le tante urgenze da affrontare vorrei che si attuasse una radicale riforma del sistema bancario e finanziario. In un’Europa con moneta unica e libera circolazione al suo interno, è inconcepibile che gli stati aderenti seguano regole e trattamenti diversi in fatto di gestione, tassazione e rendimenti di depositi, prestiti e capitali finanziari. Addirittura scandalosi sono i paradisi fiscali presenti in alcuni paesi UE, che attirando capitali realizzati altrove, sottraggono gettito fiscale agli altri stati e accrescono lo strapotere dell’economia finanziaria, che genera grandi profitti per gli azionisti, ma ben poca ricchezza e sempre meno posti di lavoro per i cittadini. Senza contare, poi, che questi “Eden della finanza” finiscono spesso per favorire l’invisibilità dei guadagni illeciti di mafie e organizzazioni criminali ostacolando le indagini sul loro conto.
Ma mi chiedo chi, tra i candidati dei vari partiti europei, avrebbe le competenze, l’autorevolezza e il coraggio di avviare un’effettiva transizione verso regole più trasparenti e uguali per tutti. E se anche qualcuno lo facesse, quale sarebbe la reazione dei giganti economici che oggi fruiscono di condizioni di privilegio? I “padroni del vapore” dei nostri giorni sono i magnati dell’alta finanza, che hanno tutti gli strumenti (e nessuno scrupolo) per bloccare sul nascere le richieste alternative allo stato di fatto: possono mettere in crisi aziende o interi settori industriali con un semplice clic sulla tastiera del computer. E non esitano ad avvalersi di mezzi sofisticati per screditare gli avversari e far apparire le loro proposte “pericolose” per la stabilità del sistema.
E allora? Allora penso che, proprio in nome dei nostri ideali, dobbiamo continuare tenere alta la guardia e “tallonare” i neo-eletti al Parlamento europeo affinché affrontino il loro mandato seriamente, usando ogni mezzo necessario (alleanze, interrogazioni, ricorso alla Corte di giustizia o altro) per ottenere qualche risultato concreto che vada nella giusta direzione. Da loro mi aspetto che portino il dibattito sulle grandi riforme dalle piazze ai luoghi dove si prendono le decisioni, ma anche che mantengano la capacità di ascolto e di dialogo costruttivo con la base elettorale attraverso una comunicazione a doppio binario e la restituzione di informazioni esaurienti sulle decisioni da prendere a livello centrale e sui passi compiuti.

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