Mozambico – Tra pace e guerra civile

Gruppo Corallo
(a cura di Eraldo Rollando)
24-02-2017

Quando la Rete è strabica: provate a digitare su di un motore di ricerca la parola Mozambico; otterrete come risposta una lunga serie di siti che magnificano alberghi, spiagge, resorts e quant’altro per il relax turistico.
Digitate poi “guerra civile in Mozambico” e l’elenco “vira al brutto”, come direbbero i meteorologi.
E’ uno Stato dell’Africa Orientale, affacciato sull’Oceano Indiano di fronte alla grande isola del Madagascar. Ex-colonia portoghese, con capitale Mabuto, nell’estremo sud del Paese, ed una popolazione di circa 25 milioni di abitanti, è indipendente dal 1975 dopo 10 anni di guerriglia, attuata dai gruppi indipendentisti coalizzati nel movimento armato Frelimo (Fronte di Liberazione del Mozambico).
Nel momento dell’indipendenza, il Frelimo prese il potere e si schierò politicamente con l’Unione Sovietica. A seguito di questo posizionamento vi fu subito la reazione dei paesi vicini governati, allora, dai bianchi come Sudafrica e Rhodesia , nonché degli Stati Uniti. Negli anni ottanta, il finanziamento da parte di questi paesi al partito di opposizione Renamo (Resistenza nazionale mozambicana), un movimento anti-comunista, trascinò il Mozambico in una guerra civile che ebbe conseguenze umane ed economiche disastrose.
Ancora oggi più del 50 per cento della popolazione vive in povertà.
La cessazione delle ostilità diede luogo nel 1991, con la mediazione della Comunità di Sant’Egidio e del governo italiano, agli accordi di pace di Roma tra Frelimo e Renamo.
Fu riformata la Costituzione in senso liberale e le successive libere elezioni confermarono il Frelimo come primo partito, anche se non sono mai state smentite voci di gravi brogli elettorali in quelle elezioni e nelle successive, che è rimasto al governo del Paese sino ad oggi.
Finalmente si era superata una guerra civile disastrosa e una relativa tranquillità sociale era subentrata nel paese ma, come spiegava Michel Cahen, (francese, uno dei maggiori esperti di Africa lusofona) in un’intervista del maggio 2016 ad Afriques en lutte (un collettivo formato da militanti di varie organizzazioni), ”Purtroppo la politica del Frelimo è sempre stata quella di applicare la regola del vincitore prende tutto. Così, quando vince le elezioni a livello nazionale – con o senza brogli – si prende non solo il governo e tutti i posti di governatore, ma anche quelli nelle regioni dove l’opposizione è maggioranza” Questo modo di governare produce situazioni d’esasperazione ; il senso di frustrazione dei partiti di opposizione, Renamo in primis, la corruzione e la sete di denaro di chi era ed è al potere ha fatto riaccendere il fuoco che covava sotto la cenere.
Nel biennio 2013-2014 si è affacciata una nuova crisi politico-militare tra governo e opposizione con isolati scontri, pericolosi per il rischio di una nuova guerra civile.
Le parti hanno cercato, nel frattempo, di trovare un terreno d’intesa ma, a causa soprattutto della rigidità del Frelimo, le speranze si presentavano esigue; a maggio 2016 si sono verificati veri e propri combattimenti e attentati a esponenti politici di primo piano.
In autunno, nonostante l’intervento di mediatori internazionali coordinati dall’Unione Europea, le violenze continuavano. Verso fine anno una nuova tregua ha preso il posto delle armi, ma la voglia di “menare le mani” non è spenta.

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