Con quella faccia un po’ così … che abbiamo noi che abbiamo visto Genova …


24.7.21
Laura Mazza

Sono passati 20 anni dai fatti di Genova 19/20/21 luglio 2001. Quanti ricordi e quante storie e quanto dolore. Cose che non si possono dimenticare.
Ricordare è importante, sì, ricordare perché nel 2001 c’è stato un corteo quel Sabato 21 luglio di 300mila persone nonostante quello che era successo il giorno precedente Venerdì 20 luglio con la morte di Carlo Giuliani che ha ricevuto un proiettile in volto sparato dal carabiniere Placanica. Il corpo di Carlo Giuliani steso per terra viene schiacciato due volte dalla camionetta da dove è partito il colpo di pistola. (1)
Questa è la cronaca, ma siamo sicuri che ricordiamo perché è successo tutto questo?
Non è facile ripercorrere la storia dell’epoca.
* Dagli anni Sessanta fino alla fine degli anni’70 ci fu il grande impegno sociale segnato dalla necessità di dare alla Classe operaia la dignità di un lavoro retribuito con criteri equi tenendo in massima attenzione la salute nei luoghi di lavoro.
* Gli anni ‘80 sono stati connotati dal riflusso e il disimpegno dalla politica e dall’impegno sociale e uno stile di vita, soprattutto per i giovani (i Paninari di Piazza San Babila a Milano) fondato sull’apparenza, la moda e il consumo.
* Gli anni ‘90 hanno visto il declino dei sistemi socialisti nell’Europa orientale, e l’esplosione di nuove tecnologie informatiche che, sia nell’economia sia nella vita privata, hanno ridotto i tempi e i costi delle comunicazioni a distanza soprattutto nel campo economico, eliminando barriere di natura giuridica, economica e culturale, con l’inasprimento della concorrenza, il livellamento di prezzi e costi alle condizioni più convenienti su scala internazionale.
Una parola che serva ad orientarci è: Globalizzazione. I vantaggi della globalizzazione sono riferiti al modello di vita occidentale e per gli altri Paesi è stata una necessità partecipare ai commerci offrendo manodopera in loco a prezzi bassissimi.
* A partire dal novembre 1999 nascono movimenti anti globalizzazione da Seattle, Praga, Nizza, Porto Alegre, Napoli, Québec, Göteborg, a Genova, semplicemente, come già accennato, perché i modelli di vita dei Paesi globalizzati vengono assorbiti totalmente dal modello di vita occidentale che non mette in primo piano le risorse umane e le questioni culturali e ambientali. Lo slogan dei movimenti è “ un altro mondo è possibile”. Nel giugno dello stesso anno altre manifestazioni chiedevano la cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo (ricordate la famosa frase di Fidel Castro “pagar es morir, queremos vivir”).
Insomma un enorme movimento mondialista nato da valutazioni di stampo religioso condiviso e sostenuto anche dall’idealismo della nuova sinistra.
La Polizia di ogni Paese dove ci fu la presenza del Movimento si comportò nello stesso modo: l’ordine fu picchiare, disperdere i manifestanti, usare idranti e spray urticanti, arrestare, ferire.
Ma la domanda sorge spontanea: perché un movimento internazionale doveva essere bloccato a tutti i costi?
Il dubbio è che le Multinazionali, a loro volta in via di vorticosa esplosione nell’economia, non potevano accettare l’esatto contrario del loro progetto.
Walden Bello (2) intervenuto al Forum di Porto Alegre mise in guardia l’assemblea che quel modello di sviluppo avrebbe portato a grandi cambiamenti climatici che avrebbero compromesso la vita di milioni di persone.
Susan George (3) nella stessa assemblea disse che la finanziarizzazione dell’economia avrebbe portato a una crisi economica e sociale senza precedenti in Europa.
Venti anni dopo sappiamo che è andata proprio così.
I cambiamenti climatici sono sotto i nostri occhi. Il consumo costante di territori mette a rischio la salute degli abitanti del pianeta e la captazione di acqua nei Paesi più poveri provoca guerre infinite.
La finanziarizzazione dell’economia ha ridotto il Diritto sociale e ha creato il mostro del Diritto di chi possiede le leve dell’economia liberista (clicca per approfondire), ossia un’economia che si muove sulla totale libertà del mercato.
Infatti, proprio in questi giorni, si assiste in Italia alla chiusura di fabbriche importanti che licenziano i lavoratori dall’oggi al domani via e-mail senza alcun preavviso anche se sono posti di lavoro che non si trovano in stato di sofferenza. Questa è la prova della totale libertà del mercato.
Dice Amartya Sen (4): “I livelli di reddito della popolazione sono importanti, perché ogni livello coincide con una certa possibilità di acquistare beni e servizi e di godere del tenore di vita corrispondente. Tuttavia accade spesso che il livello di reddito non sia un indicatore adeguato di aspetti importanti come la libertà di vivere a lungo, la capacità di sottrarsi a malattie evitabili, la possibilità di trovare un impiego decente o di vivere in una comunità pacifica e libera dal crimine.”
Lo sviluppo economico non coincide più con un aumento del reddito ma con un aumento della qualità della vita.
L’unica speranza che abbiamo è che si riesca a riprendere coscienza della situazione e che si arrivi a ragionare in termini sociali, come era balenato nel momento della prima ondata del covid, che non si può vivere solo per il dio denaro.


Note

  1. Per chi volesse leggere la cronaca di quel tempo – Clicca Quì
  2. Walden Flores Bello, Manila 11 novembre 1945, è un sociologo filippino
  3. Susan George  è una scienziata politica che si è sempre occupata delle diseguaglianze create dall’economia liberista nel Mondo
  4. Amartya Sen Premio Nobel per l’economia nel 1998 (Wikipedia)

 

 

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