Nigeria – Tra guerra civile, sommosse e terrorismo.

Gruppo Corallo (a cura di Eraldo Rollando)
22-03-2017

La Repubblica Federale della Nigeria ha una popolazione di 182 milioni di abitanti ed è il Paese più popoloso dell’Africa; comprende al suo interno 36 Stati. E’ stato un paese coloniale sotto la Gran Bretagna dal 1914, dalla quale ha ottenuto l’indipendenza nel 1960.
La sua esistenza è stata sempre travagliata, sin dal 1966, da colpi di stato e sommosse. Si calcola che, in circa 50 anni, sono stati 7 i colpi di stato attuati e un numero non precisato di tentativi falliti. Di seguito daremo conto dei più significativi
Nel 1966 due colpi di stato danno luogo a un succedersi di governi militari. Nel 1967 La Repubblica federata del Biafra, nel sud-est del Paese, dichiara la sua indipendenza: inizia una guerra civile che si conclude nel 1970 con un terribile genocidio. Nel 1975 un colpo di stato porta al potere un governo civile che riesce a ridisegnare una nuova Costituzione.
Nel 1983 con un nuovo colpo di stato il governo del Paese cade in mano ai militari che sospendono la costituzione.
Cinque anni dopo, nel 1998, viene ripristinata la costituzione e si dà il via a libere elezioni con il ritorno, nel 1999, alla democrazia. Il Paese, anche in seguito ad una maggiore prosperità economica dovuta ai proventi del petrolio, conosce una fase di relativa stabilità.
Nel 2006 un movimento militante composto da nativi della zona del delta del Niger avvia una campagna armata contro le multinazionali petrolifere che operano in Nigeria, e in particolare nella regione del Biafra, per reagire contro l’impoverimento della popolazione residente; vengono anche catturati ostaggi, fra i quali tre tecnici italiani e di un libanese (poi liberati).
Le turbolenze sono cessate nel 2009 con un armistizio economicamente molto oneroso per il governo centrale impegnando circa 500mila dollari l’anno a vantaggio dei diversi gruppi criminali e dei loro capi che hanno creato, così, loro zone d’influenza.
Ma lo spettro della guerra civile con il suo ex Stato del Biafra, oggi smembrato in 9 entità locali diverse, (Stato indipendente nella Federazione, per breve tempo), negli ultimi anni, ha continuato a covare sotto la cenere e si torna a parlare di secessione. A fine novembre 2016 Amnesty International ha denunciato una nuova ondata di repressione parlando di torture, trattamenti degradanti ed esecuzioni extra-giudiziarie a cura della forze governative. Racconta di circa 150 morti negli ultimi 14 mesi, soprattutto in occasione dell’anniversario della proclamazione di indipendenza (negata) che cade il 30 maggio; persone partecipanti a manifestazioni pacifiche, riunioni e sit-in promossi dall’IPOB (Popoli Indigeni del Biafra), uno dei movimenti indipendentisti del sud-est della Nigeria.
Fortunatamente la questione Biafra sta suscitando attenzioni che superano i confini dello Stato.
L’Unione Europea stessa, attraverso il suo alto rappresentante per gli Affari Esteri Federica Mogherini, ha affermato che l’Europa è pronta a riconoscere l’indipendenza del Biafra, se questa sarà sancita da un referendum. Una posizione che crea speranza ma anche forte apprensione.
Un altro punto caldo è la presenza nel Paese del gruppo terrorista islamico di Boko Haram, un gruppo particolarmente feroce, nato con il progetto di creare uno Stato islamico indipendente.
E’ presente nel paese già dal 2000. In questi 16 anni ha procurato , al meno, 14mila morti con attentati in ogni direzione privilegiando, in questo, i cristiani ma non solo.
Nel 2014 il gruppo Jihadista rapì 219 studentesse, da una scuola di Chibok, per condurle a forza come schiave nella impenetrabile foresta di Sambisa ; a dicembre 2016 solo 24 risultano liberate: colpiscono, le immagini di alcune di loro visibili su questo sito, per la giovane età e la tristezza impressa nei loro occhi.L’impiego di alcune di esse in attentati suicidi come “ragazzine-bomba” aveva scioccato il mondo. I terroristi, dopo un periodo di silenzio, sono tornati a farsi vivi. Fonti locali del nord-est nigeriano riferiscono che, nel novembre 2016, nove villaggi sono stati rasi al suolo dopo essere stati depredati di bestiame e raccolti.

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