Pacem in terris


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Gabriella Carlon
5-04-2023

] Giovanni XXIII firma l’enciclica Pacem in terris

L’11 aprile 1963 veniva pubblicata l’enciclica Pacem in terris. Sono passati 60 anni e purtroppo siamo ancora alle prese con numerose guerre in tutto il pianeta. Tuttavia non pare inutile cercare che cosa può dirci ancora oggi Papa Giovanni XXIII con quel documento.
Due sono le  novità rispetto all’insegnamento tradizionale della Chiesa. L’Enciclica è rivolta non solo ai fedeli ma a tutti gli uomini di buona volontà: nel clima di guerra fredda allora vigente non era cosa di poco conto, perché prospettava una collaborazione al di sopra delle divisioni politiche, ideologiche e religiose, riconoscendo anche ai non credenti la capacità di operare per il bene comune. L’altra grande novità è l’abbandono della teoria della guerra giusta (che nei secoli passati, e ancora oggi, fa benedire le armi) per affermare la preminenza del negoziato e della difesa non violenta. Si dice anzi che “riesce quasi impossibile pensare che nell’era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia” (Par.67), che è una traduzione addolcita del testo latino (clicca) (1) che della guerra dice alienum est a ratione, è proprio fuori dalla ragione!
L’Enciclica insiste sul fatto che bisogna creare le condizioni che portano alla pace: qui abbiamo purtroppo molto da imparare ancora oggi. Rispetto dei diritti e doveri reciproci, internazionalizzazione dei diritti, considerazione dell’umanità come unica famiglia che agisce per il bene comune, trattamento equo delle minoranze all’interno di uno stato (Par. 52), rispetto delle istituzioni di governo mondiale da parte di tutti gli stati, rafforzamento di un’autorità politica mondiale sono tutti presupposti necessari all’avvento della pace: amore, verità, giustizia e libertà sono i pilastri su cui costruire i rapporti tra gli esseri umani appartenenti a uno stesso stato, i rapporti tra gli stati e i rapporti tra gli stati e la comunità mondiale.
Ma è soprattutto il disarmo un punto irrinunciabile (Par 59 e segg.). La pace che poggia sull’equilibrio delle forze militari, sulla deterrenza, non è vera pace perché fondata sul terrore, perché può essere messa in pericolo da eventi casuali, perché comporta enormi spese in armamenti a scapito di altri investimenti in cibo, sanità e scuole che potrebbero migliorare la vita di qualche miliardo di persone. Però innanzitutto bisogna disarmare lo spirito: dobbiamo smettere di vedere nemici nei nostri simili: la ragione deve condurci a vivere in un clima di fiducia reciproca. Sembra quasi una premessa a Fratelli tutti di Papa Francesco.
Ma su questo punto siamo ancora oggi molto lontani da una predisposizione dello spirito incline alla fiducia, anzi stiamo costruendo muri pregiudiziali dentro di noi e muri fisici alle nostre frontiere, dimostrando di essere dominati dall’idea del nemico cattivo. Grandi passi indietro si sono fatti rispetto agli anni ‘60, se pensiamo che la crisi dovuta al tentativo di installazione di missili nucleari a Cuba da parte dell’Unione Sovietica fu risolta col negoziato tra USA e URSS, mentre oggi l’allargamento della Nato, non previsto dagli accordi, ha portato a tensioni, rigidità e sospetti che sono sfociati in una terribile guerra. Evidentemente il capitalismo senza regole, dominato da individualismo, privatizzazioni, mercificazione di ogni realtà non è in grado di trovare soluzioni condivise ai conflitti, ma prospetta solo un confronto armato e il trionfo del più forte.
Negli anni del pontificato di Giovanni XXIII la lettura dei segni dei tempi conduceva al ripudio della guerra (già presente nella nostra Costituzione), mentre oggi la guerra sembra normale per le classi dirigenti di quasi tutto il mondo. Tutti i nostri maggiori media e quasi l’intero Parlamento sembrano impegnati a convincerci della necessità del ricorso alle armi e invece di cercare possibili soluzioni diplomatiche, si prodigano per oscurare qualsiasi pensiero pacifista.
Questo modo di pensare ci conduce a una fase di pericoloso riarmo a livello mondiale: nel 2021 si sono spesi in armamenti 2.113 miliardi di dollari con un incremento dello 0,7% (2). L’Unione Europea non è da meno: ogni paese dell’Unione dovrà incrementare le proprie spese militari fino a raggiungere il 2% del Pil. L’Italia raggiungerà tale percentuale nel 2028 con aumenti graduali: nel 2022 si sono spesi 25,7 miliardi, nel 2023 si spenderanno 26,5 miliardi. Le spese per le armi finora inviate in Ucraina ammontano a una cifra stimata di 800 milioni (3). Inoltre il Fondo Europeo per la difesa ha stanziato 8 miliardi in 7 anni (2021-2027) per la ricerca di nuove tecnologie di guerra;
Il nostro paese è particolarmente dotato di basi USA-NATO su tutto il territorio nazionale. In Toscana è impegnata l’area tra Pisa e Livorno; Pratica di Mare (Roma) è un importante scalo per l’area dell’Est-Europa; in Campania Napoli e Capodichino ospitano un Comando interalleato; in Puglia troviamo le basi navali NATO di Taranto e Bari; in Sicilia, oltre ad Augusta, Trapani e isole minori, Sigonella ospita un Sistema avanzato di sorveglianza terrestre (AGS) che rientra nella strategia di guerra globale; ma è a Ghedi (Brescia) e Aviano (Pordenone) che sono ospitate da 30 a 50 bombe atomiche e a Vicenza c’è il quartier generale della 173esima Brigata USA, che da Aviano raggiunge i vari scacchieri di guerra. Nei tre siti sono in corso operazioni di ampliamento e ammodernamento. (4)
Infine val la pena di ricordare che il 22 gennaio 2021 è entrato in vigore il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, votato dall’Assemblea ONU il 7 luglio 2017 e ratificato a tutt’oggi da 68 Stati. Il Trattato proibisce agli Stati di produrre, immagazzinare, usare o minacciare di usare gli armamenti nucleari o anche permettere alle testate lo stazionamento sul proprio territorio. L’Italia non ha partecipato ai lavori di elaborazione del documento e, nonostante la campagna “Italia ripensaci”, non lo ha ratificato.
L’obiettivo del disarmo come condizione della pace, fortemente auspicato dall’enciclica Pacem in terris, è per noi ancora molto… molto lontano.
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Note

1)” Quare aetate hac nostra, quae vi atomica gloriatur, alienum est a ratione, bellum iam aptum esse ad violata iura sarcienda.”
Il testo completo in latino   (clicca per leggere)

2) Per un’analisi dettagliata  (clicca per leggere)

3) Quasi un miliardo il costo complessivo per l’Italia dell’aiuto militare all’Ucraina (clicca per leggere)

4) Per maggiori dettagli: Mosaico di pace, dicembre  2022
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