Gabriella Carlon
11-03-2024
Nel 2023 si sono svolte le elezioni in Argentina: il 22 ottobre si è votato il primo turno delle presidenziali, e anche il rinnovo di metà della Camera e di un terzo del Senato. Il 27 novembre si è votato per il secondo turno delle presidenziali che ha visto la vittoria di Janvier Milei con il 55,7% dei voti, mentre il suo contendente Sergio Massa ha ottenuto solo il 44,2%. La frequenza alle urne è stata del 76, 32%.
Milei ha avuto la meglio sia sul candidato del partito Unione per la patria (peronista) sia su quello di Insieme per il cambiamento (destra liberale), che non è nemmeno arrivato al ballottaggio. Milei si è presentato come leader del movimento La libertà avanza, contrario a entrambi i partiti tradizionali che hanno dominato la scena politica argentina per decenni, da lui etichettati come “la casta” e attaccati con un linguaggio molto aggressivo, riuscendo così a intercettare il grave malcontento della società argentina.
Milei ha vinto proponendo un programma ultraliberista: privatizzazione di beni e servizi, a cominciare dallo smantellamento del sistema pensionistico pubblico, nonché della sanità e dell’istruzione, liquidazione della Banca centrale e “dollarizzazione” della moneta in un sistema bancario deregolamentato, forte taglio alla spesa pubblica e abbassamento delle tasse, completa deregolamentazione del mercato del lavoro, negazione del cambiamento climatico e liberalizzazione del possesso di armi. Il tutto in nome di una maggiore “libertà” in tutti gli ambiti.
La vittoria di una simile prospettiva si può spiegare con un pressante desiderio di cambiamento presente nella società argentina: su di esso ha giocato Milei, forte di una grande popolarità televisiva, costruita con una brillante carriera, partecipando, dal 2014, a vari programmi come analista economico. Una massiccia propaganda anti sistema ha caratterizzato il suo movimento, formatosi negli ultimi due anni e presentatosi come “nuovo”.
Certamente il precedente governo peronista di Alberto Fernandez non è riuscito a ridistribuire adeguatamente la ricchezza, anzi il paese è piombato in una pesante crisi economica che ha portato alla povertà il 40% della popolazione. Le cause sono state una galoppante inflazione, la compressione dei redditi più bassi, la precarietà del lavoro, la svalutazione della moneta(il peso) e l’incremento del debito estero, che ha chiuso il cerchio di un paese in grande difficoltà economica.
E’ quasi certo che il programma di Milei non potrà essere messo in atto integralmente vista l’esiguità delle forze in Parlamento (La libertà avanza ha 38 deputati su 257 e 7 senatori su 72). Si sta quindi verificando una corsa alla mediazione con la destra conservatrice tradizionale di Mauricio Macrì, presidente dell’Argentina dal 2015 al 2019, liberista ma non su posizioni così estreme.
Altro aspetto preoccupante del discorso politico di Milei, e soprattutto della sua vice Victoria Villarruel, è il negazionismo rispetto alla drammatica vicenda dei desaparesidos: entrambi negano che ci siano stati 30mila morti e sostengono che al massimo si è proceduto a “qualche eccesso” nei confronti dei comunisti. Sulla stessa questione va ricordato che un gruppo di militari, ostile ai processi per i crimini contro l’umanità, ha avanzato una richiesta di “soluzione definitiva” per i camerati che considera ingiustamente detenuti. Le Abuelas de plaza de Mayo (un’organizzazione dei diritti umani creata nel 1983 da un gruppo di dodici-tredici nonne per recuperare i loro nipoti scomparsi)hanno immediatamente protestato, rivendicando il rispetto della memoria storica condivisa, così importante per la pacificazione della società argentina.
Milei si presenta dunque con caratteristiche ultranazionaliste che lo spingono a un rapporto privilegiato con l’esercito, altro motivo di preoccupazione. Egli ha anche annunciato che, se non riuscirà a far passare i suoi provvedimenti in Parlamento, ricorrerà al voto popolare, prefigurando una sorta di cesarismo autoritario con un rapporto diretto tra capo e popolo.
Sul piano internazionale Milei ha comunicato con una lettera ufficiale al Presidente del Brasile Lula che non intende entrare a far parte dei Brics, (per approfondire visita l’articolo precedente) nonostante l’ingresso dell’Argentina fosse previsto dal 1 gennaio 2024.
Staremo a vedere se e fino a che punto il programma ultraliberista e autoritario di Milei riuscirà ad avere concreta e piena realizzazione.
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