Francafrique adieu – il continente si allontana da Parigi

 

La Francia era entrata nel continente africano poco meno di due secoli fa. Logorata da una politica ormai avvertita dai molti Paesi come potenza neo colonialista, incapace di recepire i segnali negativi che gli stessi evidenziavano, lontana dall’aver respinto il terrorismo islamista, inverte il senso di marcia delle sue truppe e torna a casa. Lascia spazio libero ad altri attori internazionali che a parole si dicono disinteressati, ma che nei fatti ripetono lo schema già visto nel continente.

Eraldo Rollando
18-12-2023
La presenza nell’area africana del Sahel di gruppi insurrezionalisti locali e di formazioni Jihadiste, congiunta alla scarsa capacità delle autorità locali a efficaci azioni di contrasto, spinse Parigi ad attuare un piano per riportare l’area alle condizioni di sicurezza e impedire che diventi rifugio di gruppi terroristici islamisti, potenziale minaccia per  Francia ed Europa. L’operazione Barkhane ebbe inizio il 1° agosto 2014 con l’invio dalla Francia di una forza di circa 3000 uomini sotto comando francese, condotta in collaborazione di quattro ex colonie francesi, Burkina Faso, Ciad, Mauritania e Niger. Le premesse di successo c’erano tutte, visto il risultato che l’anno precedente l’esercito francese aveva riportato con la riconquista della metà settentrionale del Mali nell’ambito dell’operazione Serval. (1)
Tuttavia, durante gli otto anni di contrasto al terrorismo i quattro governi del Sahel sono passati dall’euforia iniziale alla delusione e successivamente alla sfiducia. La Francia, accusata dell’insuccesso della gestione delle crisi e di avere perpetuato modelli di neocolonialismo, ha perso il consenso delle quattro ex colonie  e nel gennaio 2022 ha dovuto registrare l’espulsione del proprio ambasciatore e l’intimazione a ritirare le proprie forze dal Mali. Un boccone amaro da digerire per il presidente Macron

La Francia si ritira
Otto Paesi, negli ultimi tre anni hanno subito colpi di stato nella fascia del Sahel, il Niger è stato l’ultimo della serie. Il 28 luglio 2023 Mohamed Bazoum, presidente democraticamente eletto, è stato rovesciato dalle guardie presidenziali che avrebbero dovuto proteggerlo.
L’evento ha segnato la definitiva disfatta politico-strategica della Francia nel continente africano, dopo quasi 130 anni di dominio coloniale e altri 70 di “cooperazione” politica, militare e commerciale che aveva preso il nome di Francafrique, a sottolineare il legame tra Parigi e le capitali africane coinvolte. La presenza francese, va ricordato, aveva avuto origine con l’invasione dell’Algeria  nel 1830, e dopo quasi 150 anni è stata costretta  a invertire il senso di marcia.  Oggi, quel che resta dell’Armée ritorna a Parigi, logorata  dagli otre 60 conflitti che l’hanno impegnata, pur lasciando piccoli contingenti in alcuni Paesi … per il momento.
Una disfatta, secondo molti opinionisti, dovuta all’ignoranza del lato sociale, economico e umanitario delle crisi che via via si sono succedute nei Paesi che si sono sentiti “occupati”. Sono significative le parole pronunciate dall’Imam Abdoulaye  Amadou, interpellato da Mayeni Jones della BBC durante un sit-in di manifestanti davanti all’ambasciata francese a Niamey (Niger), “In tutto il Sahel, il Niger è il miglior partner della Francia, ma è la Francia che ora rifiuta di accettare ciò che vogliamo ed è per questo che c’è tensione”.
“La Francia avrebbe potuto andarsene in silenzio dopo il colpo di stato e tornare a negoziare con i golpisti. Perché Emmanuel Macron ora dice di non riconoscere le nostre autorità, quando ha accettato colpi di stato in altri paesi come in Gabon e in Ciad? … Questo è ciò che ci ha fatto arrabbiare e pensiamo che la Francia ci consideri degli idioti.
Sono parole che sminuiscono anche l’idea, che molti si sono fatti, della parte attiva che potrebbe avere avuto la Russia nei golpe dopo il suo ingresso neocolonialista in Africa con la Compagnia militare privata Wagner (oggi entrata nelle fila dell’esercito russo), braccio armato della politica di espansione di Putin nel continente.

Oggi solo nel Sahel, sono presenti circa 4000 militari francesi, 2500 (dei 3000 iniziali)  sono impegnati nell’operazione Barkhane. I 1500 soldati sparsi in Niger hanno avuto lo sfratto e dovranno andarsene entro la fine dell’anno, mentre per l’operazione Barkhane rimarranno in Ciad solo un migliaio di uomini.
Così Parigi è costretta a tenersi strette le ultime risorse della grandeur africana dislocate in altri Paesi della cosiddetta Africa Nera. Sono i contingenti permanenti di Gibuti  (1490 uomini), Costa d’Avorio (900 uomini) Senegal (400 uomini) e Gabon (350 uomini).Quest’ultimo, nonostante il recente colpo di stato, continua a tenere i rapporti con la Francia, con molti dubbi sulla loro durata.
Rimangono, fuori sacco, i millesettecento legionari, parà e marinai che presidiano nel continente i dipartimenti francesi d’oltremare: quello di Mayotte, costituito da due isole nel canale tra il Madagascar e il Mozambico, e quello della Réunion, l’isola tropicale dell’oceano Indiano a sud dell’Equatore, a circa 700km a est della stessa Madagascar.
Indubbiamente un forte ridimensionamento che porta la presenza e l’influenza francese nel continente nero a un dato quasi simbolico. I soldati francesi, diminuiti negli ultimi 60 anni di oltre il 75%, sono ridotti a circa 4800 presenze.

Notazione a margine: per alleggerire lo smacco francese, è giusto ricordare che anche l’operazione multinazionale delle forze speciali europee Takuba, composta di circa 600 uomini,  si sta ritirando contemporaneamente ai colleghi transalpini.
Nonostante  questa debacle, occorre  riconoscere il contributo importante che danno i 160 militari francesi impiegati nell’operazione  Corymbe, in funzione antipirateria, nel golfo di Guinea e nella Task Force 150 (CTF 150 – composta da 29 Paesi) operante dal 2021 nell’area marittima del Corno d’Africa a difesa del traffico commerciale.

Quello che emerge, oggi, è un continente che, nonostante i proclami  europei e italiani di “nuovi” piani per l’assistenza ai vari Paesi, vede l’ingresso di altri partner, non disinteressati alle risorse di cui l’Africa dispone: Cina, Russia, India, per citare i maggiori.

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note:

Immagine d’apertura da La nuova bussola quotidiana

  1. Il 9 gennaio 2013 il presidente maliano Dioncounda Traoré‚ in un discorso alla nazione, ha comunicato di aver chiesto e ottenuto un intervento aereo della Francia, in accordo con l’ECOWAS, contro i ribelli jihadisti che occupano il nord del Paese.Il 10 gennaio il presidente francese François Hollande ha dato il via alla “Opération Serval”, un’operazione di aiuto militare e logistico alle forze del governo maliano. Le operazioni sono cominciate l’11 gennaio 2013 sotto gli auspici delle risoluzioni ONU 2056 e 2085.( Wikipedia)

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